Rieti Innova: “il sordo clamore dei poveri”

Rieti Innova, senza che lo voglia, sa offrire anche momenti di forte commozione e tensione insieme. Si è verificato ieri sera, nell’aula intitolata alla memoria di Benito Graziani, il secondo efficiente presidente del consorzio del nucleo industriale dopo il primo, che fu Leonardo Leonardi, il quale collaborò ed aiutò proficuamente Franco Maria Malfatti a fondare quell’area di sviluppo e di risorse economiche che c’è ancora sotto il Terminillo e senza la quale la città proprio non potrebbe vivere. Malgrado le tante crisi, il nucleo esiste e quella sala che porta il nome del rimpianto Graziani è proficua se giova da palestra per far risuonare, insieme a tante parole retoriche, inutili ed abusate, anche quelle concrete della gente che ormai da molto tempo tira il fiato per sfangarla ogni giorno.

Dunque, è avvenuto ieri sera quando, al momento dell’inaugurazione della terza edizione della manifestazione, dopo che il presidente Ferroni ha parlato, è stata data la parola ad uno del popolo. Cioè ad un lavoratore della Schneider, che da mesi sta in procinto di essere licenziato e posto in mezzo alla strada, lui e la sua famiglia e perciò è disperato. E’ stato allora che nella sala affollatissima di autorità ed esponenti dell’industria, ma anche di operai, si è fatto sentire “il sordo clamore dei poveri”, un modo di dire che domenica scorsa, sull’inserto culturale del Corriere della Sera, il vaticanista Gian Guido Vecchi, ha rispolverato addirittura traendolo dai documenti finali dell’assemblea plenaria dei vescovi del sud America, tenutasi a Medellìn nel 1968, ai margini della teologia della liberazione, oggi tornata all’attenzione della Chiesa sotto forma di carità politica.

Perché in quei minuti tutte le maestranze di Ritel, Solsonica, Coop ’76 e Schneider, ingannate da tempo ed ormai con poche speranze riposte nella scarna bisaccia del loro futuro, presenti in sala e nei corridoi, sono rimaste mute. Ed uno solo di loro s’è fatto avanti ed ha parlato alto e forte, perché i potenti lo ascoltassero. “Il sordo clamore dei poveri” si è levato potente quando l’operaio, dimostratosi risoluto ed arrabbiato, ha citato Papa Francesco e ha indicato i suoi colleghi lavoratori come coloro “che, perdendo il lavoro, rischiano di perdere anche la propria dignità”.

Innanzi alle assenze, giustificate o meno, di chi a Roma e nella Capitale è dovuto restare per dovere, colui che ha fatto sentire l’assordante clamore dei poveri, ha concluso a nome di tutti gridando: “Non accettiamo giustificazioni. Dopo di che faremo a modo nostro!”

Che Andrea Ferroni, presidente del Consorzio Industriale di Rieti abbia avuto in carriera e dalla sua, più di un santo protettore, è risaputo. In genere, ogni cosa che tocca si trasforma in metallo di buona lega e quel che organizza gli riesce alla grande. Ma ieri sera, malgrado avesse fatto ogni cosa per bene, quando s’è trattato di tagliare il nastro della terza edizione di Rieti Innova, operazione avvenuta per mano della sempre bene accolta ed elegante dottoressa Clara Merolla, prefetto di Rieti, lo sgangherato mondo politico romano gli ha giocato un tiro della malora, facendogli mancare Stefano Fassina, il vice ministro dell’economia e delle finanze, l’alter ego ed il contraddittore del ministro Saccomanni, negandogli la presenza della maggiore star designata della serata, che i lavoratori di Ritel, Solsonica, Coop ’76 e Schneider s’erano approntati ad accogliere a loro modo per interrogarlo sulla sorte delle loro aziende.

Dal ringhioso viceministro pidiessino il cui acidulo carattere di economista salta fuori nei dibattiti televisivi, si sarebbero voluti far spiegare perché il governo Letta non li aiutava davvero, finendo di far melina sui loro tristissimi e disperati casi sui quali si decide da tempo il solo ricorso alla cassa integrazione. Perché, invece, non si convinceva davvero Finmeccanica a far sul serio, servendosi per i propri lavori di quelli dell’ex Ritel che i disegni degli elicotteri e quanto ad essi attiene per il controllo, li sanno fare davvero bene. Perché non si trovava il modo di garantire gli acquisti di Solsonica. E perché non si operava, come accadeva oltralpe, e non si convincevano i francesi della Schneider a smetterla di servirsi dei lavoratori reatini non si sa bene per quale rito sacrificale, chiudendo il sito di Rieti, unico a finire sul patibolo dei tanti gestiti in tutto il mondo da quella cinica multinazionale.

Insieme a Fassina, bloccato a Montecitorio, non è potuto venire ad inaugurare Rieti Innova2013 neanche il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, rimasto rinchiuso alla Pisana per la questione dei rifiuti di Malagrotta, ora in viaggio al doppio dei costi per l’Emilia e la Romagna, e per la nuova discarica di Falcognana, che i romani non vogliono e che ora diventa un rebus ed un enigma che neppure suo fratello Luca riuscirebbe a risolvere.

Perciò, ieri 2 ottobre, è stata una giornata “no” per Ferroni, malgrado il presidente accogliesse gli ospiti abbigliato con un bel vestito di sartoria di un eccitante colore blu elettrico intenso. A metterglisi di traverso è stato addirittura Berlusconi, impegnato nell’impossibile impresa di far cadere il governo Letta. Per questo Fassina era rimasto a Roma, dovendo votare contro il Cavaliere. E’ bastato ciò per mandar delusi tutti i lavoratori, lo schieramento delle forze dell’ordine che era lì per proteggerlo da possibili sgarbi e gli industriali, che si sarebbero sentiti parlare magari di nonIva, di nonImu e sciorinarie le solite litanie sulla recessione e i labili segnali di una ripresa che non arriva mai.

Rieti Innova 2013 e le sue mostre potrebbero essere propedeutiche all’effettuarsi di una selezione da inviare a Milano, ad Expo ‘15 di cui nessuno ha parlato e poteva essere un’occasione per farlo in quel contesto. La manifestazione ha richiamato l’attenzione dei presenti su tutti i trenta stand espositivi. All’inizio c’era quello di Telpress Italia con un video aperto sulla testata del Sole24ore inteso ad illustrare le numerose rassegne stampa che ogni giorno l’azienda sforna all’alba per i vari ministeri, per Finmeccanica, per il sindaco di Rieti e mille altri in Italia. Addirittura la rassegna estera annovera anche titoli dall’India, come l’Hindustan Times e il Deccan Chronicle.

La creatura dell’ing. D’Innella era presentata da uno staff giovane, con a capo la dottorezza Giovannelli. Tra i tanti stand c’è poi la Lobardini con i suoi motori nautici ed agricoli di gran successo, ci sono RCM Reatina Costruzioni Meccaniche, Eda Industries, Phoenix Elettric System, la Camera di Commercio Italiana di Nizzza, che ha portato un pizzico d’Europa nel Centro Servizi del Nucleo, ed infine il Polo universitario della Sapienza con la sua facoltà di ingegneria che stamane ha presentato due tesi di laurea: “Per l’innovazione e lo sviluppo dei territori”, coordinatore il prof. Carlo Cecere. E poi c’è stata la presentazione del progetto: “Il CNR incontra le imprese con GENESI sul trasferimento tecnologico” coordinato dal prof. Giuseppe Confessore.

Cecere è il responsabile del Polo reatino della Sapienza – facoltà di ingegneria – e ne è colui che ne dà l’impulso all’espansione e all’eccellenza. Di recente la facoltà è venuta a contatto anche con i cinesi dell’università di Shangay che Cecere, insieme con un gruppo di studenti, ha visitato presentando alcune ricerche e i lavori dei suoi ingegneri reatini. Ieri sera, a Rieti Innova, il professore mi ha detto felice che il lavoro nella sede di via A.M. Ricci gli ha procurato sette ingegneri con laurea magistrale che stanno studiando per acquisire il dottorato di ricerca. E’ un record! Se all’ex zuccherificio si realizzasse finalmente la nuova sede della facoltà ci sarebbero premesse per nuovi e comprensibili miglioramenti.

Perciò, malgrado le assenze di Fassina e Zingaretti, due classiche “sole” difficili da digerire anche per un ex-comunista che è rigido non più di tanto, ieri sera anche Andrea Ferroni era soddisfatto. “Rieti Innova è una finestra su cui si può guardare lontano perfino il mondo molto distante da noi: l’Europa e gli altri continenti – mi ha dichiarato – Per mostrare risultati così brillanti come quelli dell’università ed altri positivi delle tante aziende che lottano nel nucleo a cui non bisogna far mancare il sostegno e l’incoraggiamento dei cittadini, Rieti Innova è una risorsa la cui vita va prolungata anche per l’avvenire. Credimi: è indispensabile per andare avanti, uscire dalla crisi e progredire”.