Ucraina

Zelensky: l’Occidente non fa abbastanza, a Mariupol è l’inferno

Il ministro degli Esteri Kuleba alla Nato: «Ho tre richieste: armi, armi, armi». L'onda dei profughi ucraini preme anche sugli Stati Uniti dalla frontiera con il Messico

Il nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia decise dall’Occidente “sembra efficace, ma non è abbastanza”. Ne è convinto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che nel suo consueto videomessaggio serale ha insistito: la misura non è proporzionata alle atrocità commesse a Bucha e che a Mariupol e Kharkiv. Il leader ucraino guarda al suo Paese devastato e non può fare a meno di pensare al futuro, che per essere possibile deve inevitabilmente passare per una ripresa economica: “Dobbiamo fare tutto il possibile per ripristinare il lavoro delle aziende locali, le attività commerciali e ristabilire le piccole e medie imprese sul nostro territorio là dove è sicuro e possibile lavorare”, ha detto, mantenendo però il dito puntato contro Mosca che, ha insistito, non vuole che nulla venga visto prima che prendano il controllo della città, prima che la ripuliscano”. Il riferimento è alla città di Mariupol, assediata da oltre un mese, che “al momento è l’inferno”, ha continuato, “Non riusciranno a nascondere migliaia di persone. Il mondo ha visto la vera situazione. È stato visto ciò che è stato fatto all’Ucraina”. Una città martire Mariupol, distrutta per il 90%, e secondo il suo sindaco, Vadim Boychenko, il 40% del territorio urbano “non è più ricostruibile”.

Intanto proseguono i pesanti combattimenti nell’Est del Paese e Kiev invita i residenti delle regioni di Lugansk, Donetsk e Kharkiv ad evacuare, mentre denuncia la scomparsa di oltre 400 persone da Hostomel, la località alle porte di Kiev dove questa mattina è scattato un coprifuoco previsto per una settimana, fino alle 6 del mattino, ora locale, del 14 aprile, una “misura necessaria” per sminare la città e consentire ai civili di rientrarvi in sicurezza, afferma in un tweet la parlamentare ucraina Lesia Vasylenkonel .La città è sotto l’occupazione delle forze russe da 35 giorni.

Il Pentagono mette in guardia: la mossa delle forze russe di spostare l’offensiva nell’est dell’Ucraina potrebbe “allungare la guerra più di quanto chiunque di noi voglia”, stando ad un funzionario del ministero Usa della Difesa, secondo cui Washington si aspetta che il conflitto si intensifichi nella zona del Donbass.

Sul fronte profughi, poi, gli occhi sono adesso puntati sugli Stati Uniti, sulla cui frontiera meridionale comincia a premere la pressione degli arrivi via via più consistenti di chi fugge dalla guerra in Ucraina. Sono circa 1.700 i rifugiati ucraini arrivati a Tijuana, in Messico, sperando di riuscire a entrare negli Stati Uniti. Loriporta Nbc news spiegando che nella città di confine, vicino San Diego, è stato allestito un centro accoglienza in una palestra. Secondo Cbs, i profughi sono arrivati in Messico con un visto turistico. Circa 150 ucraini vengono accolti negli Stati Uniti ogni giorno da quando il presidente americano Joe Biden ha annunciato di voler garantire l’ingresso nel Paese a 100.000 profughi.

da avvenire.it