Il vescovo ai giovani: «Bisogna tornare ad educare l’anima»

Nella sua Lectio ai ragazzi, in occasione della veglia del sabato delle Palme organizzata dalla Pastorale giovanile, il vescovo Domenico si è messo in ascolto del tempo che i giovani adulti si trovano ad affrontare. «Il futuro è visto solo come una minaccia e non più come una promessa» ha riconosciuto mons. Pompili. «Dopo che Dio è morto e i miti della modernità (scienza, utopia, rivoluzione e tecnologia) hanno mancato la promessa, si moltiplicano violenze, malattie, intolleranze, l’egoismo fine a se stesso, la violenza più gratuita».

Questa aridità nasce dal considerare i sentimenti come debolezza, dominati dal mito superstite dell’apparire che stressa in nome della prestazione. Di qui il dilagare delle droghe che alla fine sono una sorta di piacere dell’anestesia. Per non parlare dei casi estremi. Bisogna tornare ad educare l’anima perché il sentimento è l’organo attraverso il quale si sente, prima ancora di sapere cos’è bene cos’è male.

Quale rimedio a questa crisi profonda, don Domenico propone la «prassi di andare incontro agli altri» quale metodo «per risvegliare i sensi e per aiutarci a ritrovare la strada di una relazione con la realtà che altrimenti è destinata ad essere cancellata. Gli altri – ha sottolineato il vescovo – sono “il bacio del Principe azzurro” che risveglia la bella addormentata che se ne sta ignara della realtà».

Come a dire che è l’indifferenza il nostro peccato. Una dimensione che Mons. Pompili ha sviscerato con le parole di Abraham Joshua Hescel: «Noi restiamo neutrali, imparziali e non siamo facilmente scossi dal male inferto ad altre persone. L’indifferenza al male è più insidiosa del male stesso; è più universale, più contagiosa e più pericolosa. Si tratta di una giustificazione silenziosa che rende possibile un male che erompe come un’eccezione e la fa diventare la regola, rendendolo così accetto».

E se c’è una speranza, è nell’inestinguibile capacità dei giovani di reagire, di trovare l’energia di pretendere e trasformare il mondo: «Non è spento nei giovani l’ardore che li porta a procacciarsi una città, e a sdegnare la nullità e la monotonia» annotava, nel 1820, Giacomo Leopardi nello Zibaldone.

Lectio coi giovani alla veglia del sabato delle Palme