Spending Review. Polverini: il Governo ci ripensi o ripartisca diversamente i pesi tra Stato e regioni

«La dimensione dei tagli imposti con il decreto legge sulla ‘spending review’ è sproporzionata nella redistribuzione dei sacrifici richiesti alle Regioni rispetto al resto della pubblica amministrazione. E’ inoltre insostenibile per quanto riguarda sia la sanità sia i livelli occupazionali, indeboliti con la pretesa chiusura delle aziende regionali. Occorre quindi un ripensamento da parte del governo o una diversa ripartizione dei pesi tra Stato e Regioni».

È quanto dichiara la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini.

Per quanto riguarda la dimensione complessiva della manovra il DL 95-2012 determina un miglioramento dei saldi di finanza pubblica quantificabile in 4 miliardi di euro per il 2012, 10,5 miliardi di euro per il 2013 e 11 miliardi di euro dal 2014.

«In realtà – spiega Polverini – gli effetti finanziari derivanti dall’introduzione del presente provvedimento potrebbero essere notevolmente superiori, in quanto alcune delle misure introdotte dal DL (in particolare quelle relative alla riduzione delle piante organiche delle Amministrazioni Pubbliche e quelle relative alle società a partecipazione pubblica) recano effetti finanziari che non sono stati quantificati nella relazione tecnica al provvedimento».

In merito agli effetti finanziari per le Regioni a statuto Ordinario, il contributo posto a loro carico è pari a 1.600 milioni di euro per il 2012, 2.800 milioni di euro per il 2013 e 3.000 milioni di euro a decorrere dal 2014.

«Il concorso regionale al risanamento della finanza pubblica, incentrato unicamente sul versante della spesa – sottolinea la Presidente della Regione – risulta sovradimensionato rispetto a quello degli altri comparti. Infatti, a fronte di una spesa regionale pari al 20,3% del complesso della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (al netto degli interessi passivi), le Regioni si fanno carico di una quota che va dal 40% del 2012 al 27,3% nel 2014. I tagli introdotti dal DL 95-2012 risultano insostenibili perché sono aggiuntivi rispetti a quelli introdotti con le precedenti manovre di finanza pubblica».

Complessivamente, i provvedimenti adottati nel corso del triennio 2010-2012 (in particolare il DL 78-2010, il DL 98-2011, il DL 138-2011, la L 183-2011, il DL 201-2011 e il DL 95-2012) determinano tagli per il totale delle Regioni a statuto ordinario per 6.100 milioni di euro nel 2012, 9.800 milioni di euro nel 2013 e 12.500 milioni di euro nel 2014.

«Per la Regione Lazio – prosegue Polverini – i tagli sono quantificati in 634 milioni di euro per il 2012, 986 milioni di euro per il 2013 e 1.239 milioni di euro a decorrere dal 2014. I tagli tuttavia potrebbero presentare una dimensione quantitativa maggiore, in quanto l’art. 16, comma 2 del provvedimento prevede che la ripartizione dei nuovi tagli ai trasferimenti erariali alle Regioni consideri anche parametri di virtuosità».

In base alle disposizioni introdotte dal presente provvedimento, i trasferimenti erariali alle Regioni che dal 2013 sopravvivono ai tagli sono pari a 200 milioni di euro. Considerato che nel 2010, prima dell’entrata in vigore del DL 78-2010, i trasferimenti erariali alle Regioni a statuto ordinario erano pari a 5.700 milioni di euro, è stato tagliato il 96,5% dei trasferimenti statali.

«Con riferimento alla spesa sanitaria – precisa Polverini – i nuovi tagli mortificano i sacrifici posti in essere dalle Regioni per il riequilibrio dei conti. Secondo i recenti dati pubblicati dalla Corte dei Conti (“Rapporto sul Coordinamento della Finanza Pubblica”), nel 2011 la spesa sanitaria nazionale è diminuita dello 0,6%. Tale performance ha permesso di riallineare, a livello nazionale, il rapporto tra spesa sanitaria e Prodotto Interno Lordo al 7,1%, indice comparabile a quello dei principali Paesi UE. In tale contesto, le nuove misure volte alla riduzione del Fondo sanitario nazionale rischiano di minare la sostenibilità del sistema, con ricadute negative per i conti regionali, per la qualità e la quantità dei servizi erogati ai cittadini e per l’indotto occupazionale legato alla filiera del settore».