Da Rieti a Chartres la memoria dei santi Eleuterio e Anzia

Anche la Diocesi di Rieti sarà presente a Chartres, dal 3 al 5 ottobre, per dare il proprio contributo al congresso internazionale dal suggestivo titolo “Faire mémoire, Les arts sacrés face aux temps”, organizzato dal centro di studi storici ed artistici “Rencontre avec le Patrimoine Religieux”. Articolato in varie tematiche – la memoria fondatrice, le celebrazioni della memoria attraverso i riti e le immagini, la memoria della passione di Cristo, la memoria e i sistemi iconografici, la memoria ritrovata, dalla memoria individuale alla memoria nazionale – il congresso vede la partecipazione di illustri studiosi provenienti dal Canada, dagli USA, dall’Algeria, dalla Russia, dalla Svizzera, dalla Spagna, dall’Italia oltre ad una folta, qualificatissima presenza dalle Università e dai Musei della Francia. La nostra Chiesa sarà rappresentata dalla professoressa Ileana Tozzi, responsabile del Museo dei Beni ecclesiastici della Diocesi, che ripercorrerà le tappe salienti delle millenarie vicissitudini legate alla memoria dei martiri Anzia ed Eleuterio, le cui spoglie furono sepolte nei pressi di Rieti grazie all’intervento del vescovo Primo nell’anno 137 dell’era cristiana.

Fra il V e il VI secolo santo Stefano da Rieti fondò nel capoluogo sabino un’abbazia destinata a fiorire nei secoli. Distrutta al tempo dell’assedio di Ruggero II, l’abbazia di Sant’Eleuterio ad rivum fu ricostruita dal vescovo Adolfo Secenari e consacrata nel 1198 da papa Innocenzo III. Destinata dal trascorrere del tempo ad un’inarrestabile decadenza, al tramonto del medioevo l’abbazia dei SS. Martiri Anzia ed Eleuterio fu riunita alla Cattedrale, come attestato da una bolla emanata nel 1506 da papa Giulio II. Nel corso dei secoli, la devozione popolare per i due martiri madre e figlio fu nutrita anche attraverso salienti espressioni artistiche, tra cui si segnala l’inclusione di sant’Eleuterio tra le figure modellate dall’orafo reatino Giacomo Gallina per la ricca croce capitolare custodita presso il Museo Diocesano, la raffigurazione dei santi Anzia ed Eleuterio nella tela del pittore manierista Tobia Cicchini presso la cappella del Crocifisso in cattedrale, l’affresco di Vincenzo Manenti (raffigurante san Probo morente che vede avvicinarsi sant’Eleuterio insieme a san Giovenale ad accogliere la sua anima) in una delle sale del Palazzo papale.

Il complesso monastico di Sant’Eleuterio in Campo Reatino, devastato dai violenti terremoti del 1703, fu riparato entro la terza decade del secolo: l’intervento di consolidamento e restauro, deliberato da monsignor Guinigi, fu portato a compimento dal suo successore monsignor Antonino Serafino Camarda. Negli anni Trenta dell’Ottocento, fu costituita una commissione incaricata di individuare il luogo in cui far sorgere il nuovo cimitero. Il letterato conte Angelo Maria Ricci, presidente della commissione, propose l’area prospiciente all’antica chiesa che avrebbe potuto utilmente ospitare le necessarie funzioni liturgiche. Il progetto del cimitero fu affidato all’architetto Giuseppe Carloni, che intraprese i lavori nel 1866. Nel 1892, infine, i lavori di ampliamento del Cimitero portarono all’abbattimento di quanto restava dell’antico complesso benedettino.

Da ricordare, infine, come di recente il vescovo monsignor Delio Lucarelli – il quale nel 2006 aveva rinvenuto le reliquie dei due martiri in una cassettina dimenticata nella sagrestia della S. Scolastica traslandole in Cattedrale per una degna sistemazione – ha volentieri accolto l’appello della Congregazione delle Chiese Orientali ad acconsentire alla richiesta dell’arcivescovo di Alexandroupolis di ottenere alcuni frammenti delle ossa dei santi Anzia ed Eleuterio, venerati in quella Diocesi ortodossa sita in Tracia. Il 29 novembre 2012, con una breve e suggestiva cerimonia, monsignor Lucarelli ha consegnato le reliquie ai pope della chiesa che nella città greca è intitolata al santo “reatino”, in segno di fratellanza ed unità della Chiesa universale.