Chiesa e salute. La visita in diocesi di monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio consiglio per la pastorale degli operatori sanitari. L’arcivescovo all’ospedale tra operatori, malati e autorità. Festa coi bambini in S. Domenico.
«In questo momento di fondamentale importanza per la città e la sanità reatina, la Chiesa c’è; c’è con la preghiera, le opere, le persone ed i fatti». Esprime tutto il suo entusiasmo, Nazzareno Iacopini, per la due giorni reatina dell’arcivescovo Zygmunt Zimowski.
Non tanto per l’onore di aver ospitato la massima autorità della Chiesa cattolica nel campo della sanità, ma perché, appunto, si è saputo dimostrare che, in un momento certamente non facile per la realtà sanitaria locale, la comunità cristiana sa rendersi presente e offrire la sua disponibilità a “farsi prossima” al mondo degli infermi.
Il diacono Iacopini, che dirige in diocesi l’ufficio per la Pastorale della salute, è reduce delle entusiasmanti ore trascorse a Rieti dal presidente del Pontificio consiglio per la pastorale degli operatori sanitari: «Una persona davvero squisita e appassionata del suo ministero, che, nel suo ruolo di rappresentante della Santa Sede, ci ha confermato il dovere inderogabile che la comunità ecclesiale di ha di occuparsi dei malati».
La visita di monsignor Zimowski, commenta Nazzareno, ha offerto l’occasione di «profondi momenti di riflessione e di comunione insieme a tutte le autorità intervenute». Ad accoglierlo, sabato pomeriggio, al suo arrivo all’ospedale “de Lellis”, c’erano infatti, assieme al direttore dell’ufficio diocesano che l’aveva invitato e al vicario generale (in rappresentanza del vescovo Lucarelli, impegnato nell’amministrazione delle Cresime), le autorità sanitarie e politiche: il direttore generale dell’Ausl di Rieti Laura Figorilli con i vertici della direzione sanitaria del presidio ospedaliero, il sindaco del capoluogo Simone Petrangeli, il consigliere regionale (anche in rappresentanza del presidente Zingaretti) Daniele Mitolo.
Con le suore camilliane, medici e infermieri del nosocomio ed esponenti dell’associazionismo e del volontariato, anche alcuni malati hanno avuto modo di partecipare in cappella al momento di preghiera e alla successiva catechesi tenuta dall’esponente vaticano. Molti dei ricoverati hanno poi ricevuto la sua visita, durante il giro di alcuni reparti che monsignor Zimowski ha voluto svolgere, prima di concludere la serata con uno speciale Musica in ospedale” appositamente organizzato in suo onore da “Musikologiamo” (l’associazione reatina di artisti che si prefigge proprio di allietare musicalmente la degenza dei ricoverati in corsia).
Equità e umanità, le parole chiave del discorso rivolto a operatori e autorità dall’arcivescovo: così si deve caratterizzare, ha ribadito Zimowski, l’azione di cura verso chi soffre. Dovere della società – e responsabilità della Chiesa nel vigilare che ciò si verifichi e nell’offrire tutto il suo contributo per realizzare tale obiettivo – è dunque puntare a una cura che sia «più equa e umana».
È sì importante migliorare le prestazioni, avere una buona organizzazione, lavorare per strumentazioni e tecnologie avanzate in campo sanitario, ma la primaria preoccupazione, ha insistito il presule, è quella di «umanizzare il nostro incontro con le persone malate. Occorre “essere vicino”. Giovanni Paolo II ci ha veramente fatto vedere come lui, come Papa, era vicino ai malati. Lo stesso ha fatto papa Benedetto. Adesso papa Francesco, che si avvicina, vuole salutare le persone una a una…»: un esempio che suona come «un appello agli operatori sanitari: dovete non solo curare, ma anche, come medici, essere vicini a ogni persona che soffre».
Il presidente dell’organismo vaticano ha poi iniziato la mattinata domenicale con un’altra visita a una struttura sanitaria, la Rsa di Santa Rufina (ne parliamo a parte), prima di raggiungere la basilica di San Domenico per la celebrazione eucaristica della solennità dell’Ascensione, alla quale hanno presenziato le autorità. Celebrazione condivisa con la locale comunità parrocchiale di Santa Lucia, particolarmente in festa per la Prima comunione dei suoi fanciulli, che hanno ricevuto per la prima volta il pane eucaristico proprio dalle mani di monsignor Zimowski.
Si è così conclusa, dopo il pranzo dalle suore del Divino Amore condiviso con il vescovo Lucarelli, la visita dell’arcivescovo, importante occasione, commenta Iacopini, «non solo di riflessione sullo stato attuale del nostro ospedale ma anche momento di conforto e di vicinanza alle persone malate, a cui sempre si dovrebbe donare un momento di solidarietà e calore umano».
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