Chiesa di Rieti

Insieme per chiedere al Buon Pastore il dono di nuove e belle vocazioni

La 61ª edizione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni è stata celebrata a Rieti presso la parrocchia di Santa Maria Madre della Chiesa, con un ricco programma di riflessioni e simbolismi, culminato nell'adorazione eucaristica presieduta dal vescovo e incentrata sul tema "Creare Casa"

Domenica 21 aprile, la parrocchia di Santa Maria Madre della Chiesa a Rieti ha ospitato il momento diocesano della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, giunta alla sua 61ª edizione. L’iniziativa, condotta sul tema “Creare Casa”, si è concentrata su un incontro significativo con la partecipazione di ragazzi, fidanzati, giovani, famiglie, sacerdoti, religiose e religiosi, concluso dall’adorazione eucaristica presieduta dal vescovo e promosso dall’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile e vocazionale.

In apertura, quattro distinti momenti di riflessione in gruppo hanno raccolto ragazzi, giovani, adulti e famiglie, consacrati, ciascuno con la propria attività. Poi la messa in comune, caratterizzata da una simbolica “coreografia”: stendere fili colorati che si dipanavano da una croce, a significare la “rete” di relazioni che caratterizza il “fare casa” ponendosi in ascolto della voce di Dio che chiama.

Quindi, saliti tutti in chiesa, l’intenso momento di preghiera. Dinanzi al Santissimo Sacramento esposto, le varie componenti hanno innalzato la supplica e si sono susseguiti momenti simbolici: la luce e il sale portati dai giovani, la Parola portata dalle famiglie, la consegna della “lampada delle vocazioni” alle comunità religiose che si alterneranno nel pregare per il dono di nuove vocazioni alla Chiesa reatina.

Durante l’adorazione, nella sua meditazione il vescovo ha posto l’accento sull’importanza della chiamata e del senso di comunità nella vita cristiana. «Ci siamo tutti noi col desiderio di fare casa con Cristo», ha sottolineato don Vito, esprimendo una visione di comunità radicata nella fede e nell’amore di Cristo, ben oltre la semplicità di un “monolocale”. Nel corso del suo intervento, mons. Piccinonna ha riflettuto sulla natura della vocazione come scoperta dell’amore che Dio riserva ad ogni individuo. «Non c’è scoperta vocazionale senza conoscere quanto siamo amati. E la più grande scoperta della vita», ha dichiarato don Vito, sottolineando che il percorso cristiano inizia dall’accettazione dell’amore divino, più che dal dovere di amare.

Il vescovo ha richiamato in particolare la presenza e ricerca di Dio verso l’umanità, anche nei momenti di peccato o distanza. «Da sempre Dio fa il Buon Pastore», ha commentato il vescovo, citando la narrativa biblica di Dio che interroga Adamo dopo il peccato originale.

La giornata ha anche offerto un momento per riflettere su come la Chiesa possa essere un luogo di accoglienza per tutti, riecheggiando il salmo che dice: «Anche il passero trova una casa presso i tuoi altari, Signore degli eserciti». Questo tema dell’inclusione è stato ripreso da don Vito per sottolineare la capacità della Chiesa di essere una casa aperta a tutti, indipendentemente dal loro status o origine.

L’intervento si è concluso con un richiamo alla figura di don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, e il suo messaggio sulla vocazione come indicatore dell’importanza di ogni vita agli occhi di Dio. Mons. Piccinonna ha usato le parole di don Tonino per riaffermare il messaggio di speranza e impegno che ogni vocazione porta con sé, invitando i fedeli a considerare la propria chiamata come una missione personale affidata loro da Dio.

L’evento è stato non solo un momento di preghiera e riflessione, ma anche una riaffermazione del ruolo attivo che la comunità e ogni individuo sono chiamati a giocare nella grande casa della Chiesa, continuando a rispondere alla chiamata di Dio in varie forme e contesti.