Comune di Concerviano

L’affetto di Pratoianni per mons Chiarinelli, «Fratello e padre del nostro tempo»

Nella ricorrenza del primo anniversario dalla morte, è stata scoperta nella giornata del 3 agosto una lapide in memoria di mons Lorenzo Chiarinelli nel cimitero di Pratoianni

L’acqua benedetta dall’aspersorio e l’incenso dal turibolo suggellano l’inaugurazione del segno che, nel primo anniversario della scomparsa, vuol testimoniare il profondo legame di monsignor Lorenzo Chiarinelli con il suo paese nativo. Al termine della Messa celebrata in suo suffragio, tocca al vescovo benedire la lapide che, sul muro del cimitero di Pratoianni, a pochi metri dalle tombe in cui riposano il papà Olindo, la mamma Olga, la sorella Alba, fa memoria del compaesano elevato all’episcopato.

«A Lorenzo, fratello e padre del nostro tempo», si legge nell’iscrizione, su cui campeggiano gli stemmi episcopali di Chiarinelli e di Pompili assieme a quello del Comune di Concerviano; si riportano poi le date di nascita e morte di don Lorenzo e quelle del ministero episcopale esercitato nelle tre diocesi – prima Sora, poi Aversa, quindi Viterbo – di cui è stato pastore. Accanto, anche la cara immagine della Madonna della Quercia, il santuario viterbese in cui il defunto vescovo emerito ha voluto essere sepolto, con l’iscrizione che ricorda come essa era stata donata a Chiarinelli in occasione del suo 60° di sacerdozio dal vescovo Lino Fumagalli e dai sacerdoti della diocesi viterbese. Sotto, un’altra scritta con le parole rivolte alla Vergine, nel cui santuario «riposa il suo corpo. Qui la tua immagine è segno del suo legame profondo con questo paese ove nacque e che sempre fu caro al suo cuore».

È stato lo stesso monsignor Pompili a indicare le parole per la lapide, come ha detto, nel porgere il ringraziamento dell’amministrazione comunale di Concerviano che ha voluto apporre questo segno, il sindaco Pier Luigi Buzzi. Assieme alla tomba nella città di cui era vescovo emerito, il legame col luogo natale è importante, ha affermato il sindaco: il ricordo «di un maestro, di una persona a cui noi dobbiamo molto per l’insegnamento che ci ha dato, per le parole, i gesti che ci ha voluto donare a tutti e a ciascuno».