Don Domenico ai Giovani: «la pratica quotidiana rivela chi siamo»

È stata un invito a superare l’indifferenza la Lectio con i giovani del vescovo Domenico in occasione della veglia del sabato delle Palme. Un ragionamento che ha preso le mosse dal discorso sulle “cose ultime” che Matteo presenta nei capitoli 24 e 25 del suo Vangelo, attraverso il quale mons. Pompili ha appunto richiamato il bisogno di fare la differenza.

«Separerà gli uni dagli altri come il pastore separa le pecore dalle capre» riporta l’evangelista. Come a dire che «il giudizio si fonda sulla prassi e non su una intenzione. Si tratta di verificare chi ha aiutato e si è interessato ai poveri e chi no. Non si farà un processo alle intenzioni ma solo ai fatti». Non solo: «il Maestro lascia intendere che ritiene ascritto a sé quel che si fa per i poveri, considerato il legame che egli ha stabilito con i rifiuti della società».

«Ciò che facciamo oggi – ha sottolineato il vescovo – non è senza conseguenze per il futuro definitivo. Nell’attimo breve e fuggevole si gioca il nostro destino ultimo. Come a dire che niente può essere banale o superficiale, ma traccia un solco profondo».

Dunque è la prassi e non le idee a stabilire chi siamo. È il modo in cui rispondiamo a «avevo fame, avevo sete, ero malato, ero nudo, ero forestiero, ero carcerato». Per questo don Domenico ha invitato ad uscire dal «semplice pensare»: per «entrare dentro la concretezza delle scelte», per esercitare «una bontà senza ideologia, ma concreta e prossima. Non l’appartenenza religiosa, ma la pratica quotidiana rivela chi siamo».

Lectio coi giovani alla veglia del sabato delle Palme