Costini: bare, caciotte e piani integrati

Rieti è una città strana, meravigliosa nella sua apatia, nel suo guardare con assoluta indolenza i processi di cambiamento, che improvvisamente si scalda per fenomeni del tutto irrilevanti e non si accorge di azioni che modificano profondamente il proprio tessuto sociale ed economico. Sarà che ho nella mente un vecchio detto popolare (a pensar male si fa sempre bene) ma alcuni episodi, superficialmente scollegati tra loro, mi inducono a cercare di riflettere su quanto sta avvenendo nella nostra città, dopo la vittoria della “estrema sinistra”, del sindaco del cambiamento, del “mettici del tuo”.

Da una parte osservo lo scontro, feroce e tutto interno alla sinistra, che sta avvenendo sulla questione CoopP 76: non entro nel merito della questione, non conoscendone i termini reali, ma osservo quanto si evince dalla lettura dei giornali. Un’azienda (una cooperativa) entra in crisi, probabilmente per scelte sbagliate degli amministratori, i lavoratori rischiano il posto, si apre una vertenza e si trova un’azienda disposta a rilevare l’attività, riassorbendo (non ho ben capito se in tutto o in parte) i lavoratori stessi. Sembrerebbe la conclusione ideale, assolutamente straordinaria visto quanto accaduto per altre situazioni simili, vedi Alcatel-Ritel, rimaste appese per anni a promesse mai mantenute. Una crisi di una cooperativa rossa, risolta dal Presidente di sinistra della provincia, una questione tutta interna alle forze politiche al governo della città e della provincia, che alla fine trova una situazione all’interno del proprio humus politico. Invece no, una parte dei lavoratori non accetta questo accordo, ed improvvisamente dal cilindro esce COOP Centro Italia, altra coop rossa,sponsorizzata dal Sindaco, anche lui di sinistra , che ribalta la situazione, mettendo in discussione la soluzione trovata dal Presidente, di centrosinistra,della Provincia.

E adesso? Non so come si chiuderà la situazione in termini aziendali, ma improvvisamente qualche campanellino si accende. Riassumiamo, Coop 76, azienda storica della nostra città, fallisce, e per salvarla si apre una sfida, nella quale entra a gamba tesa Coop Centro Italia, stessa famiglia della precedente (lega COOP) ma umbra, una di quelle cooperative rosse le cui dimensioni sono da grande azienda nazionale, società che ha fortissimi interessi nella nostra città, essendo proprietaria di gran parte dell’ex zuccherificio, sul quale da anni vorrebbe realizzare la più grande ipercoop del centro Italia. Progetto discusso e discutibile, da sempre vero nodo gordiano dell’urbanistica locale, e, conseguentemente dello sviluppo economico. La precedente amministrazione aveva, attraverso i famigerati piani integrati, “costretto” la Coop Centro Italia a presentare un progetto integrato con le altre aree ex industriali, inserito in un piano più ampio di interventi sulla città, che vedeva favorire uno sviluppo basato su più poli: zone ex industriali, viale Matteucci attraverso i piani integrati, Centro storico attraverso il Plus, in modo da immaginare uno sviluppo omogeneo e concorrenziale, tale da non favorire alcune zone, e quindi alcuni imprenditori rispetto ad altri.

L’attuale amministrazione, di sinistra, cancella i piani integrati, riportando l’intervento sullo zuccherificio al piano regolatore, e di conseguenza al precedente progetto di realizzazione dell’Ipercoop, non più collegata funzionalmente con la riqualificazione delle altre aree ex industriali, e contemporaneamente blocca anche la riqualificazione di Viale Matteucci, e quindi il suo definitivo sviluppo in polo commerciale alternativo; ma non solo di fatto, tra fraintendimenti ed errori, mette a rischio, anche il Plus, rimandando un possibile rilancio del centro storico, e di conseguenza del tessuto commerciale su di esso incardinato. Ora lo scenario, forse fantascientifico, che mi vedo davanti è Coop centro Italia rileva i due esercizi della coop 76, realizza l’ipercoop allo zuccherificio, in un panorama di crisi generalizzata del settore, diventa di fatto monopolista in città, anche grazie al fermo di altre possibili aree di sviluppo concorrenti.

Se questo scenario si realizzasse, mi verrebbe il dubbio che la sponsorizzazione del Sindaco del rinnovamento verso questa soluzione non fosse legata solo all’interesse per i lavoratori. Ma sicuramente sono congetture dettate dal caldo dovuto all’anticiclone, ma certo che tanti episodi, distanti tra loro ma che finiscono per convergere in unico quadro, alcuni dubbi me li creano. Adesso però c’è da affrontare temi più importanti: le bare di via Roma, la caciotta, il servizio civile, e non si può perdere tempo a ragionare di strategie complesse, roba per vecchi politici, perdi tempo.

2 thoughts on “Costini: bare, caciotte e piani integrati”

  1. Marco da Grosseto

    Riassunto molto parziale e incompleto… Chiedetevi se la nuova coop evergreen, promessa salvatrice, appena nata, sia in grado di fare meglio della coop 76, sembra con gli stessi amministratori.
    Una coop come centro Italia, 750.000.000€ di fatturato e 4.000 dipendenti, non da + sicurezze ai lavoratori e alla continuita’ aziendale? Ma di cosa state parlando?

  2. Gianluigi

    Già si parla del malgoverno di Simone Petrangeli, quando la precendente amministrazione non è riuscita a creare un solo posto di lavoro a Rieti, né a salvare l’alcatel, ne tutte le altre aziende chiuse o enti trasferiti.. Demagogia e populismo allo stato puro.

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