Banche: l’ipotesi della Cassa del Lazio desta preoccupazioni

«Alcuni recenti articoli riportati dalla stampa nazionale hanno annunciato la prossima creazione della Cassa del Lazio, attraverso la fusione tra le Casse di Risparmio di Civitavecchia, Rieti e Viterbo. Se questa notizia non lascia sorpresi, soprattutto alla luce della recente nascita della Cassa Umbra, la stessa, tuttavia, desta preoccupazioni per le possibili ricadute rivenienti da questo delicato processo di fusione tra le suddette Banche facenti parte del Gruppo Intesa Sanpaolo: e questo, sia sotto l’aspetto giuridico-funzionale che d’impatto territoriale».

Inizia così un comunicato firmato dalle sigle sindacali FABI, FIBA CISL, FISAC CGIL e UILCA. «Se le ipotesi, che insistentemente circolano, fossero reali – spiegano i sindacati – ulteriori prospettive negative si aggiungerebbero ai recenti accadimenti che si sono susseguiti sul nostro territorio, sulla realtà economica e sociale reatina, tali da ledere gravemente il livello occupazionale e, conseguentemente, la dignità di una città e di una popolazione, ormai da tempo in progressivo depauperamento».

«La Cassa di Risparmio di Rieti, già integralmente reatina e che tuttora rappresenta un’eccellenza assoluta (dal punto di vista del lavoro, del sostegno alle imprese e della tutela del risparmio) per la gente di Rieti, della sua Provincia, senza dimenticare i benefici recati alla stessa Roma, nella quale da anni opera, rischia di perdere la propria identità, di scomparire, fagocitata (probabilmente incorporata?) dalle Casse di Viterbo e Civitavecchia con il trasferimento della struttura direzionale e decisionale a Viterbo. Un segnale, questo, legato al fatto che le due Casse citate, pur avendo singolarmente un profilo dimensionale e patrimoniale più contenuto rispetto alla Cassa di Risparmio di Rieti, parrebbe che stiano procedendo in solitaria verso una preventiva fusione. Se ciò dovesse rispondere a verità, significherebbe che, mentre ora tra le tre Casse interessate, il nostro Istituto Bancario è il più grande, una volta fuse Civitavecchia e Viterbo in unica nuova entità, i volumi finali sarebbero sicuramente superiori a quelli della Cariri che presterebbe il fianco a un vero e proprio assalto».

«Ciò, è fuor di dubbio, potrebbe generare un effetto devastante, trasferendo i diversi livelli decisionali e operativi tra Civitavecchia e Viterbo, con la conseguenza nefasta di sottrarre a Rieti posti di lavoro e professionalità qualificate, da sempre presenti nelle strutture di direzione della Cariri».

«Questo progetto, qualora fosse realmente perseguito, visto che molti rumors lo danno in avanzata fase di elaborazione (e in vista di una probabile realizzazione entro l’anno 2013), deve essere fortemente avversato mediante l’intervento delle diverse istanze locali, istituzionali e non, affinché, tutti uniti, ci si opponga con forza e determinazione alla suddetta integrazione. Senza dimenticare, peraltro, che un simile progetto di fusione non tenderà neanche a costruire un Ente omogeneo sotto il profilo geografico: concetto riconosciuto anche in sede di discussione parlamentare con riferimento alla paventata (e, al momento, scampata) soppressione della Provincia di Rieti».

«Dulcis in fundo, dopo la recente soppressione del Back Office Tesoreria Enti riconosciuto dalla stessa Azienda come centro di eccellenza, in questi giorni è stata comunicata la prossima chiusura anche del servizio Specialisti Remoto Investimenti che vede a Rieti un nucleo composto da cinque unità. Considerato il buon risultato riportato dalla struttura e dagli operatori ivi assegnati (un vero valore aggiunto per le piccole dipendenze e per la Clientela), questo atto è un altro chiaro segnale della scelta di depotenziamento della Cassa e, come risultato diretto, del tessuto economico cittadino».

Alla luce di quanto sopra riportato, queste Organizzazioni Sindacali, chiedono «il coinvolgimento dell’intera città e, in particolare, dei soggetti istituzionali che rappresentano le strutture direttamente coinvolte nel processo: ci riferiamo al Presidente della Fondazione Varrone e al Presidente della Cassa di Risparmio di Rieti, affinché si facciano portatori del sentimento di assoluta contrarietà che tale operazione genera presso i dipendenti e nella stessa cittadinanza».