Unioncamere, occupazione: 152mila assunzioni entro marzo Una su tre è indirizzata a giovani “under 30”

152mila entrate di personale dipendente programmate dalle imprese dell’industria e dei servizi tra gennaio e marzo, circa 60mila in più di quelle rilevate per l’ultimo trimestre dello scorso anno.

Si tratta, tuttavia, in larga parte di riattivazioni di contratti in scadenza a fine 2011 o di assunzioni in sostituzione di analoghe figure che hanno interrotto (anche solo temporaneamente) il loro rapporto di lavoro. A realizzarle saranno quelle oltre 107mila imprese che, nonostante lo scenario congiunturale, legano il rinnovamento o l’espansione della base occupazionale all’andamento della domanda estera (sono circa 25mila le imprese esportatrici che assumono) e alla realizzazione di nuovi prodotti o servizi (quasi 32mila imprese hanno innovato e programmano, nell’immediato, nuove assunzioni).

A prevederlo è il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro che, per la prima volta nell’analisi riguardante i programmi occupazionali delle imprese dell’industria e dei servizi, introduce per il I trimestre 2012 un nuovo elemento di conoscenza: le uscite di personale dipendente attese nello stesso periodo, pari a 227.500 unità. A seguito di tali uscite, si determina un saldo negativo di 75mila unità, equivalenti a un calo dell’occupazione dipendente nell’industria e nei servizi dello 0,7%. La sofferenza tocca soprattutto l’occupazione nelle piccole imprese, investirà in maniera più consistente il Mezzogiorno e interesserà soprattutto (ma non esclusivamente) i contratti a tempo determinato.

“Per ridare slancio all’occupazione e agli investimenti, le imprese hanno bisogno di un credito accessibile”, ha evidenziato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “In questo delicata fase economica è anche indispensabile individuare percorsi adeguati per dare impulso ai consumi, puntando anzitutto sulla grande risorsa del turismo per attrarre flussi internazionali. Inoltre, per rilanciare la filiera delle costruzioni, nella quale Excelsior segnala una più significativa perdita di posti di lavoro, assai utile sarebbe puntare su investimenti diffusi nella green economy e nelle infrastrutture fondamentali”.

Oltre 152mila assunzioni all’inizio del 2012.

Nel I trimestre 2012, le assunzioni programmate dalle imprese saranno quasi 152.100, contro le 92mila degli ultimi tre mesi dello scorso anno. L’incremento, strettamente congiunturale, non riflette però un miglioramento del mercato del lavoro, che, anzi, dalla seconda metà del 2011 ha manifestato un progressivo peggioramento. A determinare la crescita della domanda è il fatto tradizionalmente a inizio anno viene riattivata una parte rapporti di lavoro a termine scaduti a chiusura dell’anno precedente.

A realizzare tali assunzioni sono 107.300 imprese dell’industria e dei servizi, pari al 7% del totale di quelle con almeno un dipendente operanti su tutto il territorio nazionale. Una quota che appare più significativa tra le aziende che sono stabilmente presenti sui mercati internazionali e tra quelle che lo scorso anno hanno sviluppato nuovi prodotti o servizi per trovare spazi di mercato in uno scenario non certo favorevole: il 10% circa di quelle che esportano e il 15% di quelle che innovano hanno infatti programmato almeno una assunzione nei primi tre mesi del 2012. La motivazione che spinge il 44% delle imprese che assumeranno è innanzitutto la necessità di sostituire dipendenti in uscita (temporanea o meno), di riattivare contratti in scadenza o di prevedere una stabilizzazione del lavoratore rispetto a una precedente forma contrattuale “atipica”. Per un 12% delle imprese, le assunzioni sono invece legate esclusivamente ad attività o lavorazioni stagionali. Non trascurabile è, tuttavia, la quota di imprese che ha programmato assunzioni per far fronte a un picco di domanda (32% circa, con un 40% nell’industria).

Delle quasi 152.100 entrate programmate, 125.700 saranno a carattere non stagionale e 26.400 stagionale (2.300 in meno di quanto previsto a fine 2011).

Il 34% delle assunzioni (pari a 51.700 unità) avverrà nell’industria, mentre il 66% (per complessive 100.400 unità) nei servizi. Più in dettaglio, l’industria appare in recupero rispetto ai due precedenti trimestri, quando concentrava meno di un quarto delle assunzioni totali. All’interno di questo settore, dopo le costruzioni (con oltre 18mila assunzioni), il maggior numero di entrate interesserà le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (oltre 6.200), quelle alimentari (con più di 5.400 unità delle quali 2.500 a carattere stagionale), quelle della meccanica e dei mezzi di trasporto (quasi 4.600) e dal tessile-abbigliamento (3.700). Tra i servizi, alta la richiesta proveniente dalle attività turistico-alberghiere e della ristorazione (20.500 le entrate previste, 8.200 delle quali a carattere stagionale). Segue il commercio al dettaglio (16.700), i servizi operativi alle imprese (quasi 12mila) e i trasporti (8.300).

A livello dimensionale, il primato delle entrate va alle imprese con meno di 50 dipendenti, che hanno messo in cantiere di effettuare quasi 93mila assunzioni entro fine marzo. Altre 43.800 si dovranno alle imprese con almeno 250 dipendenti, mentre sotto tono è la domanda proveniente dalle aziende con 50-249 dipendenti, che prevedono di assumere 15.600 unità. In termini relativi, rispetto al IV trimestre del 2011 aumenta inoltre l‘incidenza delle assunzioni programmate dalle imprese localizzate nelle regioni meridionali (che passano dal 23% al 27% delle entrate totali), essenzialmente a causa di un più elevato turnover.

Aumentano le difficoltà di reperimento ma non al Sud, dove più elevata è la quota di chi cerca un lavoro

A fronte di un incremento delle assunzioni previste tra il IV trimestre 2011 e il I trimestre 2012, sia pure di natura congiunturale, aumenta anche la quota di figure che le imprese ritengono di difficile reperimento, che passa dal 17,5 al 18,6% delle entrate compressivamente programmate. Quota, inoltre, che aumenta nelle regioni del Nord e del Centro, mentre si riduce in quelle del Mezzogiorno. Si può quindi ritenere che le difficoltà di matching tra domanda e offerta di lavoro dipendano, in questa fase di perdurante debolezza della domanda, da un lato dal “volume” dell’offerta di lavoro (particolarmente consistente nel Mezzogiorno, dove la disoccupazione è di molto superiore alla media) e dall’altro dalla “qualità” della domanda, più elevata laddove ai processi di ristrutturazione delle imprese si accompagna un ricambio della forza lavoro. Nel primo caso, anche una “domanda” relativamente elevata può venire facilmente soddisfatta, mentre è più difficile soddisfare una domanda di professionalità qualitativamente più elevate, anche se proporzionalmente meno consistente.

Le tipologie contrattuali previste e le professioni più richieste

A oltre 66mila neo-assunti dalle imprese dell’industria e dei servizi (pari al 34% del totale), le imprese proporranno contratti a tempo indeterminato. I contratti a termine copriranno oltre il 56% delle entrate previste, per complessive 85.600 assunzioni, mentre l’apprendistato verrà proposto a circa 10mila unità pari al 6,4% delle entrate.

Delle 152mila entrate previste, una quota in sensibile aumento rispetto ai trimestri precedenti interesserà le figure di alto profilo (intellettuali, scientifiche e tecniche), delle quali si prevedono complessivamente 34mila assunzioni. Queste passano quindi dal 18% dei due trimestri precedenti al 22,4% dei primi tre mesi del 2012. In aumento sono anche i profili operai (42mila le assunzioni previste per questa professione) che passano dal 20-22% dei due trimestri precedenti al 27,5% di quello attuale. Più modesto l’incremento delle professioni non qualificate (che in valore assoluto superano le 20mila unità), la cui domanda rappresenta il 13,4% del totale. In percentuale è in calo invece la domanda di professioni intermedie (impiegati e professioni commerciali e dei servizi), la cui incidenza scende dal 47% circa dei due trimestri finali del 2011 al 36,5% del I del 2012. Tra le professioni high skill, le richieste più consistenti riguarderanno i tecnici amministrativi, finanziari e bancari, gli informatici e i tecnici del marketing, vendite e distribuzione commerciale. Tra gli operai spiccano quelli specializzati e i conduttori di impianti nelle costruzioni, mentre è consistente la domanda di personale non qualificato nei servizi di pulizia e in altri servizi alle persone. In valore assoluto, la prima posizione delle professioni intermedie (anche per effetto della maggior concentrazione delle assunzioni stagionali nel settore) è occupata dai cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici, quindi dai commessi e dal personale di segreteria e ausiliario amministrativo.

Giovani: un terzo delle assunzioni è per gli under 30

Oltre 52mila assunzioni (il 34,2% del totale) nel I trimestre dell’anno sono esplicitamente orientate verso giovani al di sotto dei 30 anni, ma a questi se ne potrebbero aggiungere molti altri tra i circa 60mila assunti senza indicazione di età. Tuttavia, salvo qualche eccezione (rappresentata dai tecnici amministrativi, finanziari e bancari, nonché informatici e addetti al marketing e alle vendite), agli under 30 le imprese offriranno possibilità di lavoro soprattutto nelle professioni a minor contenuto tecnico-scientifico, come commessi di negozio e nella grande distribuzione, cuochi, camerieri e altre professioni turistiche, personale di segreteria, addetti alla gestione dei magazzini e, non da ultimo, come operai, in particolar modo nelle costruzioni e nelle attività metalmeccaniche.

Inoltre, per circa 25mila assunzioni programmate, pari al 16,5% del totale, sono ritenute più adatte figure femminili. Su una quota analoga si attesta anche la domanda di personale immigrato.

Saldo occupazionale giù soprattutto tra le micro-imprese e nel Mezzogiorno

Da questo trimestre, Excelsior fornisce non più soltanto i dati sulle assunzioni di personale dipendente programmate per ciascuna provincia italiana, ma anche l’entità e le caratteristiche dei flussi in uscita dal mondo delle imprese. Ne risulta che, a fronte delle oltre 152mila entrate, per il periodo gennaio-marzo sono state segnalate 227.500 uscite di personale dipendente, determinando così un saldo negativo di 75mila unità, equivalente a una flessione dello 0,7% dell’occupazione dipendente nell’industria e nei servizi.

Proprio tra le imprese con meno di 50 dipendenti (pur rappresentando la fascia del tessuto produttivo più dinamica in termini di entrate, con il 61% delle assunzioni totali) si concentrerà la gran parte della contrazione occupazionale prevista dall’indagine Excelsior, in particolar modo tra quelle con meno di 10 dipendenti, il cui saldo occupazionale nel primo trimestre 2012 potrebbe raggiungere il -1,7%, per complessive 54.300 unità in meno. Perdite minori sono attese dalle altre dimensioni di impresa, soprattutto dalla classe con oltre 250 dipendenti (-0,2% il saldo tra entrate e uscite pari a 5.300 unità in meno).

L’occupazione dipendente è prevista in sensibile discesa soprattutto nelle regioni del Sud, dove, nei primi tre mesi dell’anno, a fronte di oltre 40mila entrate, i programmi delle imprese conducono ad un saldo occupazionale del -1,1% pari a 26.500 posti di lavoro in meno. Il calo comunque interessa anche il Centro, le cui 30mila entrate non consentono alle aziende di quest’area di far prevedere risultati migliori della media nazionale (pari, come visto, a -0,7%), con una perdita di quasi 16mila posti di lavoro. Meno pesante la situazione delle due ripartizioni del Nord, con il Nord-Est (che, con oltre 37mila entrate e quasi 54mila uscite, si prevede registri un calo dell’occupazione del -0,6%, pari a -16.300 unità), e il Nord-Ovest (che, con oltre 44mila entrate e 61mila uscite, dovrebbe diminuire dello 0,4% l’occupazione, per complessive 16.800 unità in meno).

Le contrazioni più consistenti in termini percentuali sono attese in Basilicata (-1,4%), Puglia

(-1,3%) e Sicilia (-1,2%), ma raggiungeranno il punto percentuale anche in Trentino Alto Adige, Calabria, Campania e Molise. Su livelli negativi ma inferiori alla media nazionale si posizionano invece Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana e Veneto. La Lombardia è comunque la regione che, in valori assoluti, dovrebbe maggiormente contrarre la propria occupazione: 10mila in meno, infatti, i posti di lavoro previsti nel I trimestre dell’anno.

A livello provinciale, Agrigento e Viterbo si prevede subiranno una contrazione pari o superiore al 2%, “tallonate” da Reggio Calabria (-1,9%). Occupazione quasi stazionaria, invece, a Brescia e Crotone (-0,1%).

Costruzioni, turismo e commercio i settori più colpiti

A livello settoriale, sarà soprattutto il settore delle costruzioni a ridurre maggiormente l’occupazione dipendente nel I trimestre dell’anno. In questo ambito, infatti, la variazione raggiungerà il -2,3%, per complessive 25.500 unità perse. In valori assoluti, saranno i servizi nel loro insieme a registrare la perdita occupazionale più consistente (-30.800 unità, pari al -0,5%), mentre il saldo occupazionale dell’industria manifatturiera raggiungerà le 18.300 unità in meno, pari al -0,5%.

Collegato alla difficile situazione delle imprese delle costruzioni, è l’andamento previsto dell’occupazione nelle industrie del legno e del mobile, dalle quali si attende il tasso di variazione negativo più consistente nella manifattura (-0,9% pari a -2.100 posti di lavoro). Perdite superiori alla media sono attese soprattutto dal sistema moda (-0,8%, pari a -3.700 unità) e dalle industrie della lavorazione dei minerali non metalliferi (-0,7%, -1.300). Su valori negativi ma inferiori alla media si dovrebbero invece posizionare la metallurgia (-0,3%, pari a 2.300 unità) e le industrie di fabbricazione di macchinari e attrezzature e dei mezzi di trasporto (-0,3% per complessive 1.800 unità in meno).

Nei servizi, le difficoltà delle famiglie e il conseguente calo dei consumi si rifletteranno soprattutto sull’andamento occupazionale del commercio (-0,6% per l’insieme del dettaglio e dell’ingrosso, con un saldo di -11.000 unità) e delle imprese della filiera turistica, dove il calo raggiungerà il -1,3%, pari a 9.900 posti di lavoro in meno.

La quota più consistente di uscite è per scadenza di contratto

Saranno soprattutto gli occupati a tempo determinato i più colpiti dalla flessione occupazionale. L’indagine Unioncamere-Excelsior infatti prevede che il 46,7% delle 227.500 uscite previste dalle imprese nel I trimestre di quest’anno sia motivato dalla scadenza del contratto in essere e dal suo mancato rinnovo. La quota sale al 50,9% nel settore dei servizi (è invece pari al 41,1% nell’industria), raggiunge il 48% nel caso delle medie e grandi imprese con oltre 50 dipendenti ed il 46,4% nelle micro imprese, e interessa soprattutto il Centro-Nord, dove i contratti non rinnovati rappresenteranno il 47,9% delle uscite previste.

Il raggiungimento dei limiti di età pensionabile interesserà invece il 9,4% del totale delle uscite mentre a ragioni differenti dalle due precedenti si dovrà il 43,9% di uscite di personale. Quest’ultima quota diventa particolarmente consistente nel Mezzogiorno (dove rappresenta il 50,8% del totale delle 67mila uscite previste per l’area), tra le imprese con 10-49 dipendenti (45,2%) e nel settore industriale, nel quale andrà a rappresentare il 48,3% delle uscite di personale.