Economia

Tra incertezza e voglia di crescere: le imprese secondo Federlazio

La Federlazio, ha presentato i risultati dell’indagine effettuata, tra gennaio e maggio 2023, allo scopo di verificare l’atteggiamento delle imprese del territorio provinciale di fronte alla instabilità della congiuntura economica

La Federlazio, ha presentato i risultati dell’indagine effettuata, tra gennaio e maggio 2023, allo scopo di verificare l’atteggiamento delle imprese del territorio provinciale di fronte alla instabilità della congiuntura economica.

Secondo quanto emerso dall’indagine, le PMI del Lazio, dopo un 2022 di ripresa, hanno dato segnali di rilancio delle attività che nei primi mesi del 2023 vedevano le imprese  il ritorno a livelli pre-covid.

Se però il 2022 ha registrato risultati migliori delle attese, il 2023 mostra una crescita con minore intensità.

All’inizio del 2023, nonostante una serie di preoccupazioni persistenti (connesse alle difficoltà emergenti nel reperimento di materie prime e semilavorati e al perdurare della guerra), gli imprenditori hanno espresso una generalizzata fiducia nella possibilità di consolidare la crescita realizzata nell’intero arco del 2023.

Purtroppo però il progressivo aumento del costo del denaro – dettato dall’esigenza di ridurre la spinta inflazionistica – e i rallentamenti sul PNRR  ha rimesso in discussione l’equilibrio e le prospettive di crescita riportate nel primo trimestre dell’anno.

Ci troviamo quindi ancora di fronte a una fase di incertezza che deve essere affrontata da parte dell’intero insieme delle forze economiche sociali e istituzionali del nostro Paese, per non vanificare i risultati positivi raggiunti.

DATI DI CONTESTO

Il quadro economico nazionale

Grazie all’azione combinata del tessuto imprenditoriale e delle istituzioni europee, nazionali e locali, nel 2022 nel nostro Paese si è verificata una ripresa dell’attività economica che ha prodotto risultati addirittura migliori rispetto alle previsioni. Il PIL è cresciuto del 3,7% e tutti i principali indicatori hanno recuperato e, in parte, superato i livelli del periodo pre-pandemico.

Nel primo trimestre di quest’anno il PIL è tornato a salire (0,6 per cento rispetto al periodo precedente, e dell’1,9% nei confronti del primo trimestre del 2022[1]), sospinto dall’espansione dell’attività nell’industria e nei servizi. L’inflazione è scesa, in concomitanza con la forte flessione delle quotazioni del gas e del petrolio; tuttavia quella di fondo è rimasta elevata (5,3 in aprile), risentendo ancora della trasmissione dei rincari energetici del 2022.

La produzione industriale in tutto il 2022 ha fatto registrate tassi di crescita positivi recuperando il terreno perso durante l’emergenza sanitaria tornando a livelli pre-covid.  Nel primo trimestre del 2023 la produzione industriale ha segnato una variazione congiunturale destagionalizzata positiva pari a +1,1%.

Il fatturato delle imprese è cresciuto anche nei primi mesi dell’anno in corso anche se a seguito dell’aumento del costo del denaro, le prospettive per il 2023 indicano una crescita del fatturato e un calo degli investimenti dell’industria.

L’export è cresciuto del 18,2% superando del 7,5% il valore complessivo del 2019. Nel primo trimestre  del 2023, su base annua, l’export in valore mostra una crescita sostenuta (+9,8%) e diffusa a livello territoriale, seppure con intensità diverse: l’aumento delle esportazioni è molto elevato per il Centro (+20,3%) e per il Sud (+14,0%), in linea con la media nazionale per il Nord-ovest (+9,8%), relativamente più contenuto per il Nord-est (+5,1%) e le Isole (+2,1%).

Anche l’occupazione è in ripresa e, secondo quanto recentemente pubblicato dall’ ISTAT, nel primo trimestre 2023, l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, è aumentato dell’1,3% rispetto al trimestre precedente e del 3,3% rispetto al primo trimestre 2022.  Se nel 2022 la crescita aveva riguardato quasi esclusivamente i contratti a termine, in questi primi tre mesi dell’anno l’incremento maggiore si è verificato per quelli a tempo indeterminato.

A causa dell’uscita dalla pandemia sanitaria notevolmente ridotte sono le ore le ore complessive di Cassa Integrazione Guadagni.

Il quadro economico regionale

Il PIL  su base regionale mostra un +5,5%[2], mentre nel primo trimestre il saldo tra le imprese nate e cessate in regione nel 2023 è di +1,55% nel Lazio (+1,2% il dato nazionale) e meno consistente nella provincia di Rieti (+0.43%).

Le esportazioni, nel primo trimestre 2023 registrano un rallentamento -11,7% rispetto al 2022, quando l’incremento annuo era stato del 12.7%.

L’occupazione su base annua è cresciuta di 55 mila unità (+2,4%) nel 2022,  superando l’incremento  registrato alla fine del 2019 e cioè precedentemente alla pandemia. Il primo trimestre del 2023 mostra un dato in aumento del 2,4 %.

Nel settore si registra una inversione di tendenza; aumentano i contratti di lavoro a tempo indeterminato che crescono più di quelli tempo indeterminato.

La Cassa Integrazione Guadagni erogata nel 2022 è diminuita del 78%, il che consente di affermare di essere tornati a una condizione di normalità.

L’INDAGINE FEDERLAZIO

L’andamento delle attività aziendali nel 2023- il primo trimestre del 2023

Le imprese che nei primi tre mesi del 2023 hanno registrato un incremento del fatturato sono il 55%, dato positivo che permette di recuperare buona parte del terreno perduto nel periodo più acuto delle pandemie sanitaria ed energetica . Tuttavia bisogna considerare che una percentuale consistente del (16,7%) segnala una riduzione dei propri ricavi.

Il recupero dei livelli di fatturato ha riguardato in maniera omogenea sia le imprese di grande che di piccola dimensione.

Nel primo trimestre sono cresciuti in maniera particolare i ricavi sul mercato privato nazionale (saldo di opinioni +53%) e su quello internazionale (+40%) ed in crescita seppur minore (+11%) il mercato delle commesse pubbliche.

Rispetto al dato regionale, l’occupazione mostra un saldo di opinioni di -5.0%; questo dato è strettamente connesso alla difficoltà di reperimento di manodopera qualificata.  In merito agli aspetti riguardanti il lavoro sono emerse difficoltà diffuse nel reperimento di manodopera registrate dal 37% degli imprenditori intervistati.

Anche a livello provinciale notevolmente ridotto è stato il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni con una riduzione del 58%.

Gli investimenti

L’incertezza che si registra in relazione all’aumento del costo del denaro, alle dinamiche internazionaIi ed al rallentamento nell’attuazione del PNRR hanno portato le aziende ad un atteggiamento prudenziale rispetto agli investimenti, con un forte rischio di polarizzazione tra imprese che possono o non possono investire

Al riguardo, seppur è consolidata e rafforzata la convinzione e la consapevolezza da parte degli imprenditori della necessità di intervenire rapidamente sulla digitalizzazione e l’ammodernamento tecnologico dei propri processi produttivi e organizzativi, solo il 30% delle imprese ha confermato di voler proseguire con gli investimenti programmati,  il 10%  ritiene di dover attendere i risultati economici, il 15% intende procedere solo in caso di opportunità future, mentre il 45%  non prevede nuovi ed ulteriori investimenti.

Le prospettive future, le previsioni. I fattori di incertezza

Le imprese hanno  mostrato una capacità di reazione confortante nell’uscita dalla pandemia sanitaria e nell’affrontare le problematiche connesse alla guerra in Ucraina (limitazioni all’export, difficoltà reperimento materie prime e semilavorati, e aumento costi energetici).

Tuttavia lo scenario di incertezza connesso alla guerra  ed al costante aumento del costo del denaro rappresentano variabili in grado di influenzare negativamente l’attività delle imprese.

Dopo il primo trimestre 2023 le imprese hanno rivisto le previsioni inziali. Da trend in crescita si assiste a previsione di stabilità  (c.d. saldo zero) del mercato privato nazionale per il 57% delle imprese, così come per il mercato delle commesse pubbliche (in quest’ultimo caso, i rallentamenti sull’attuazione del PNRR hanno avuto l’effetto di ridurre la crescita di settore prevista).

Solo il  mercato internazionale mantiene un trend positivo, grazie all’elevato livello di specializzazione di imprese già  leader nei rispettivi settori, che fa registrare un +50%.

L’anno in corso di presenta come un anno all’insegna dell’incertezza per le imprese operanti sul mercato nazionale.

A fronte dei fattori di incertezza, occorre consolidare quanto fatto nell’ultimo biennio  ed incentivare le imprese nell’affrontare misure in grado di contrastare il cambiamento climatico e l’innovazione tecnologica, così da realizzare una vera e propria transizione digitale, senza dimenticare  la necessità di una riduzione generalizzata delle tasse sul lavoro e l’accelerazione nell’attuazione del PNRR.

«Nell’ultimo biennio – dichiara il presidente della Federlazio Rieti, Alberto Cavallari – le imprese hanno fatto la loro parte mostrando di saper reagire a ben due pandemie: quella sanitaria e quella energetica.  I dati sono incoraggianti anche se è indubbio che lo scenario appare incerto; i numeri parlano chiaro e mostrano un tessuto economico in ripresa, tornato ai livelli pre-covid.  Occorre un cambio di marcia per colmare la carenza di infrastrutture digitali ed in particolar modo nella fibra ottica, così come a livello locale la carenza di infrastrutture viarie. Anche i vari bandi emanati a livello territoriale (bando complementare al PNRR e Bando per il contrasto alla deindustrializzazione),  richiedono un’analisi spedita delle domande onde consentire le condizioni per far insediare nuove imprese o consentire investimenti che altrimenti non verrebbero fatti. Solo con un’azione sinergica che veda coinvolti enti pubblici, cui si chiede di accelerare con le misure del PNRR, imprese, sistema bancario e istruzione,  si può pensare di far tornare a correre le imprese nel territorio».

Secondo il Direttore della Federlazio di Rieti, Mauro Giovannelli. «I dati sono indice del superamento della crisi sanitaria e del sostanziale ritorno alla normalità per quanto riguarda i costi dell’energia. Permane ed è forte l’incertezza conseguente alla politica monetaria restrittiva posta in essere dalla BCE per rallentare l’inflazione e che finisce per rappresentare un freno agli investimenti  per gli imprenditori reatini; in proposito nel tentativo di ridurre l’impatto dell’incertezza, come associazione supportiamo le imprese cercando di farle beneficiare di incentivi e bandi. È alta, e questo è un segnale positivo, la volontà di crescita e miglioramento delle nostre imprese, rispetto alle quale l’innovazione fa da driver essenziale  per affrontare le sfide del prossimo futuro».

Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

[1] Fonte Istat maggio 2023

[2]. Banca D’Italia novembre 2022