Schneider, don Valerio: la politica governi il mercato

Il direttore dell’Ufficio Pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro: le avversità ci sono, ma non per questo bisogna arrendersi.

Lo scorso 21 gennaio si è svolta una nuova tappa della dolorosa vicenda Schneider. I lavoratori hanno presidiato il Ministero dello Sviluppo Economico. All’interno, rappresentanze istituzionali e sindacali hanno portato avanti la trattativa con la multinazionale francese alla presenza della dott.ssa Gatta del Mise. Al tavolo anche il direttore dell’ufficio Pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro di Rieti don Valerio Shango. «L’incontro – ci ha spiegato – è stato importante sotto molti punti di vista. La Schneider ha chiarito la propria posizione rispetto a Rieti. Inoltre era presente la Vertus, società incaricata di trovare un compratore per lo stabilimento di Rieti».

Cosa è emerso?

La situazione non è delle migliori. Schneider vuole andare per la sua strada. Non è disposta in alcun modo a rivedere la propria strategia di delocalizzazione. E per di più intende cessare ogni commessa all’impianto di Rieti già a marzo.

È una brusca accelerazione…

Infatti. Prima dello scorso martedì si parlava di produrre fino a giugno. Da Rieti si puntava ad arrivare a dicembre. Ora i francesi vogliono cessare la produzione dell’interruttore “Domae” a marzo, dopo aver ritirato il “C 60” lo scorso dicembre.

Non resta che sperare in un compratore?

Al momento sembra l’unica soluzione. Ma anche su quel fronte la situazione non è facile: la Vertus ci ha spiegato che su 1200 aziende contattate, solo 16 hanno manifestato interesse. È anche vero che tante realtà industriali locali vanno escluse a priori. Per subentrare a Schneider ed essere competitivi occorre poter contare su un fatturato adeguato.

Per certi versi questa difficoltà stupisce: lo stabilimento è sempre stato tra i migliori e le maestranze sono qualificate…

Questo è vero. Ma secondo Vertus i compratori sono frenati, tra l’altro, dalla logistica un po’ infelice. Il problema dei collegamenti di Rieti continua a riemergere con forza. E il perdurare dello stato di crisi generale e dell’incertezza politica non favorisce certo gli investimenti.

Possibile che vada tutto male?

Le avversità ci sono, ma non per questo bisogna arrendersi. Piuttosto bisogna fare leva sugli spunti positivi. Ad esempio il Mise sembra pronto a dare sostanza all’Accordo di Programma con la Regione Lazio. È uno strumento che agevola chi investe nel territorio. Inoltre è vero che Schneider vuole andare via, ma si dichiara disponibile a ricercare una soluzione industriale fino a dicembre 2014, mettendo a disposizione il tempo, le risorse e gli strumenti ragionevolmente necessari al raggiungimento di soluzioni adeguate.

Rimane l’incognita del compratore…

Sì, ma l’accordo Regione-Mise potrebbe aiutare. La Vertus sta indagando il panorama internazionale. Si spera di trovare una azienda europea delle giuste dimensioni, oppure un compratore cinese o indiano. E si sonderanno anche molti grandi fornitori della Schneider.

Intanto, in risposta alle prese di posizione della multinazionale, i sindacati hanno deciso di occupare la fabbrica.

Lo scopo dichiarato dell’occupazione è quello di ottenere la continuità della produzione fino all’arrivo di alternative concrete. Qualcosa è già si è mosso: il 27 le rappresentanze dei lavoratori incontreranno i vertici Schneider presso la sede di Unindustria. In questa fase bisogna capire anche lo stato d’animo dei lavoratori. Come possono accettare di non avere voce in capitolo rispetto al proprio destino? Schiacciati come sono da una decisione unilaterale, sentono di dover rispondere a questa prepotenza. L’occupazione richiama anche le istituzioni ad essere maggiormente responsabili. Io stesso insisto perché l’Accordo di programma fra Regione Lazio e Ministero dello Sviluppo Economico venga formalizzato entro il 15 febbraio. E sarebbe significativo che fosse firmato proprio a Rieti.

Dopo l’occupazione qualche reazione da parte del mondo politico c’è stata…

Mi fa piacere. Ho letto la dichiarazione del Sindaco e sembra vicina alle posizioni dei lavoratori. E anche altre prese di posizione fanno ben sperare. Comunque a breve sarà evidente se gli impegni presi sono concreti o di facciata. La politica è ancora la forma la più alta di carità. Ma a patto che la si sappia vivere come tale.

E la Chiesa? Che ruolo ha nel bel mezzo di una vertenza industriale?

Di fronte ai fratelli feriti nella dignità, la Diocesi di Rieti non si tira certo indietro. La Pastorale Sociale spinge perché ogni questione venga risolta all’interno di un orizzonte di solidarietà. Non abbiamo avuto timori reverenziali nel denunciare ai vertici francesi l’enorme ingiustizia di cui si stanno rendendo protagonisti. Non si può dire che i dirigenti rimangano indifferenti a queste provocazioni, ma alla fine le grandi aziende seguono il mercato, e questo non ha certo scrupoli morali.

Il rimedio spetta ancora alla politica…

Dovrebbe essere la politica a governare il mercato e impedire che le multinazionali facciano i padroni in casa nostra! Meccanismi che impediscano la delocalizzazione verso i Paesi low cost sono urgenti su scala continentale. È una pratica disumana: crea disoccupazione e povertà nei Paesi d’origine e uno sfruttamento inaccettabile in quelli d’approdo. Non ha niente a che vedere con il rispetto della persona umana che si trova a fondamento dell’ottica cristiana e della stessa cultura europea.