Rieti, lo zuccherificio e il fattore Peter Pan

Dopo il caso clamorosamente proposto dal presidente Raggi, dell’assenza di una qualsiasi risposta da parte dell’Amministrazione comunale all’accettazione o meno del progetto d’intervento risanatore dell’area ex zuccherificio Maraini da parte di Coop Centro Italia, si conferma ancora una volta la diagnosi di una gravissima malattia di cui soffre la città di Rieti.

La quale è colpita dalla sindrome di Peter Pan, dimostrando che non vuol proprio crescere, farsi adulta e ammodernarsi ed insieme strutturarsi funzionalmente. Sembra che non ambiscano a crescere neanche i suoi amministratori. I quali rifiutano di assolvere alle responsabilità del ruolo e traccheggiano da tempo sul doversi esprimere con un sì o con un no sull’esito di un bando pubblico a cui Coop Centro Italia ha partecipato e a cui sono tenuti per legge a farne conoscere gli esiti.

Che Raggi abbia giocato una carta importante sul terreno economico, è fuori luogo. Sui tavoli del Consiglio comunale, in un momento di gravissima crisi dell’economia cittadina, dell’edilizia e nel pieno dell’imperversare gravissimo della disoccupazione, ha gettato più di sessanta milioni di investimenti (che fanno 120 miliardi di vecchie lire! ) e la riconversione all’uso dell’ex area industriale, un numero di 250 operai da assumere nei cantieri della ristrutturazione per tutta la durata della costruzione, e duecento maestranze da assumere a lavori terminati, da impiegare in un iperstore.

Tutti questi oltre a quelli che lavoreranno nei negozi del grande centro commerciale e nelle attività di contorno, pubbliche e private, che sono previste dal progetto esecutivo. In aggiunta va detto, e non sarebbe poco per gli ambientalisti!, che scomparirebbe quello scandalo del disastrato e sgarrupato luogo esistente alle porte della città, così orribilmente giacente dal 1973, anno di chiusura dello zuccherificio.

Raggi fa industria, commercio e politica nella vicina Umbria, da sempre mille spanne in su rispetto al modo di comportarsi dei reatini in tali settori (basti vedere i progressi di una città viva e moderna come la vicinissima Terni!) e la seconda carta l’ha giocata sul tavolo politico. Ha fatto appello all’art. 22 dello Statuto comunale che prevede un referendum per rimuovere l’inedia e la stasi dei quaranta consiglieri comunali appena eletti, invitando i cittadini ad esprimersi su di una bozza di deliberazione riguardante il diritto di Coop Centro Italia a sentirsi dare la risposta a lungo sospirata.

Al riguardo, tutti gli osservatori indipendenti prevedono un esito del referendum favorevole a Coop, che conta nella promozione della sua buona causa, nelle migliaia di disoccupati che non vedrebbero l’ora dell’attuarsi di concrete iniziative di lavoro, promesse che erano state avanzate durante la campagna elettorale dello scorso anno e cavallo di battaglia della sinistra. Coop ha poi 19 mila soci da attivare, con i sindacati che si sono espressi favorevolmente alla realizzazione dei complessi edilizi in area ex zuccherificio.

Il mercoledì della conferenza stampa di Raggi nacque storto per la giunta comunale. Da definirsi nero, anzi nerissimo, perché vi si aggiunse l’occupazione dell’aula consiliare da parte dei commercianti del centro, in rivolta per la insopportabile nuova ZTL. Non mancò l’insistenza di molti operatori ed esponenti della scuola che sollecitarono la soluzione del problema dell’Istituto alberghiero, il cui complesso edilizio, finanziato ed appaltato per 4,5 milioni di lire, necessario a portare attorno ai 1.300-1.400 il numero degli studenti, così da provocare la creazione di un centinaio di posti di lavoro tra docenti e non docenti, è ancora nel limbo delle decisioni da assumere.

La sindrome di Peter Pan, o se volete abbreviando, il Fattore PP, non è la prima volta che colpisce la città di Rieti. Per costruire a Campoloniano ci vollero trent’anni di opposizioni e ricorsi. Trentacinque ce ne vollero per costruire il nuovo carcere. E trenta ancora per realizzare il Perseo. Venti ne sono passati e il Polo della logistica di Passo Corese è da lungo tempo bloccato. Se la giunta di sinistra risultasse battuta nel referendum, lo sconquasso politico sarebbe gravissimo. I riflessi sui partiti di maggioranza altrettanto esplosivi. E forse la fine di un’esperienza da cui molto si sperava e ci si attendeva.

One thought on “Rieti, lo zuccherificio e il fattore Peter Pan”

  1. Marco Giordani

    solo per segnalare che una proposta di delibera di iniziativa popolare è tutt’altra cosa che un referendum.
    E che i 19mila soci COOP lo sono in gran parte per usufruire delle offerte; non è detto che si riconoscano nella politica urbanistica della COOP stessa.

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