Povera “Sama”

Da tempo si discute della complessa situazione di ASM Rieti SpA. I settori in cui opera l’azienda sono parte essenziale della vita cittadina. Farmacie, igiene urbana e trasporti sono infatti servizi indispensabili che rispondono alle esigenze di larga parte della popolazione. Non solo: ASM è anche una delle maggiori realtà economiche della città di Rieti, con circa duecento dipendenti. Per provare a capire qualcosa in più sulle dinamiche della municipalizzata abbiano ascoltato il punto di vista di due dipendenti. Roberto De Angelis e Renato Francucci lavorano nel settore del trasporo urbano e sono anche rappresentanti sindacali, rispettivamente della CISL e della CGIL.

Roberto, qual è il clima in azienda?

C’è un forte malcontento. Tanto per fare un esempio, c’è la questione della cessione delle azioni riservate ai dipendenti. A dispetto di ogni accordo preso in fase di privatizzazione, ancora oggi ci è impossibile acquistare le nostre quote alle condizioni concordate. In sintesi le azioni prima non sono state rese disponibili, poi sono state offerte a un prezzo irragionevolmente più alto di quello originale. Ad oggi dal Comune ci informano che la quota che ci era riservata è comunque destinata al socio privato, per motivi di forza maggiore, pare. Quale che sia la verità, di fatto si sta precludendo ai lavoratori la possibilità di partecipare alla definizione dell’indirizzo dell’azienda.

Può essere una scelta che ha a che fare con il debito che il Comune ha maturato con ASM?

È difficile dirlo. Quel che è certo, è che le risposte alle richieste di chiarimento fatte dagli organi sindacali, dal livello aziendale fino a quello confederale, quasi non esistono in modo formale. Circolano però risposte non ufficiali, discontinue e spesso contraddittorie, provenienti dai vertici dell’azienda e del Comune. Poco più che chiacchiere che non aiutano certo ad avere un’immagine coerente della situazione.

Renato, parrebbe non esserci niente di certo nella municipalizzata…

No, qualcosa di certo c’è. I vertici dell’azienda lamentano la difficile situazione che viene prodotta dai crediti non riscossi dal Comune. Da dipendenti riusciamo un po’ a percepire la sofferenza che questo crea nell’attività dell’ASM.

Cioè?

Riscontriamo un certo rallentamento nell’esercizio quotidiano. Forse c’è difficoltà a pagare i fornitori. Di sicuro iniziano ad esserci ritardi nell’erogazione degli stipendi. Lo abbiamo sperimentato direttamente proprio con le spettanze di febbraio. E poi c’è una evidente difficoltà a tenere il passo degli investimenti previsti nel più recente piano industriale, finora completamente disatteso.

Credete che la condizione attuale vada anche a danno dell’utenza?

Certamente. Non è difficile per i cittadini accorgersi dello stato di ridotta efficienza degli autobus. I mezzi nuovi previsti dal piano industriale non sono mai arrivati. In parte, al loro posto, l’azienda ha acquistato vetture dismesse da altre realtà. Potrebbero pure essere ancora efficienti, ma quando si prende il bus l’esperienza parla in senso contrario. E al di là della meccanica, c’è il problema delle condizioni igieniche dell’intero parco macchine. Una situazione che preoccupa anche per i rischi legati alla salubrità del servizio e del posto di lavoro.

Si direbbe che la municipalizzata si trovi ad attraversare un periodo di grande incertezza. Con queste premesse come vedete il futuro?

Non bello. Tanto per dare uno spunto, pensiamo solo al fatto che non sappiamo ancora che casa abitare. Per la prima volta nella sua storia trentennale, ASM si è dotata di un deposito di proprietà. Da tre anni sentiamo ripetere che è imminente il trasferimento definitivo dell’azienda, ma sembra una prospettiva improbabile, e non solo perché gran parte della superficie è attualmente usata da Cotral. Il trasferimento, infatti, prevederebbe una riorganizzazione dell’intero servizio di trasporto pubblico. Un riordino che ASM ha commissionato ad una società esterna senza ottenere soluzioni realistiche. Più che a crescere, ci sembra che ASM abbia una politica a togliere, almeno ai lavoratori. Abbiamo infatti un cumulo di contenziosi sulle retribuzioni che iniziano addirittura dal 2006. Uno stallo che pare quasi un invito da parte dell’azienda a farsi fare causa. Questo atteggiamento preclude il confronto con i lavoratori e, di riflesso, con la città. Che del resto non ha visto il vantaggioso aumento in qualità e quantità dell’offerta che la privatizzazione di ASM avrebbe dovuto produrre.