Domani, mercoledì 10 ottobre, si celebra la Giornata mondiale contro la pena di morte. Per l’occasione la World Coalition Against the Death Penalty sceglie un focus specifico che quest’anno pone l’accento sui condannati che si trovano costretti, anche per lunghi periodi, nel braccio della morte, in attesa dell’esecuzione.
«Che si tratti delle condizioni di isolamento negli Stati Uniti o di carceri sovraffollate in alcuni Paesi africani e asiatici, le condizioni di vita dei condannati a morte sono causa di disumanizzazione, a vanno a discapito della dignità degli individui», si legge sul sito della Coalizione.
«Per rispondere all’appello della Coalizione Acat Italia (Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura), che si batte da sempre per l’abolizione della pena di morte insieme alle Acat a livello internazionale, ha deciso di dedicare l’appello urgente del mese al caso di Ho Duy Hai, un ragazzo vietnamita di appena 30 anni, nel braccio della morte da 10 anni, in seguito alla condanna pronunciata nel 2008 e ad un processo che presenta varie incongruenze, ha dichiarato il presidente di Acat Italia, Massimo Corti.
«Troppi casi come quello di Ho Duy Hai ci sono ancora nel mondo – continua -, troppe persone sottoposte alla tortura infinita di non sapere quando la condanna verrà effettivamente eseguita, uomini e donne annientati ancor prima di morire. Nostro compito è quello di far conoscere e sensibilizzare il più possibile perché si ponga fine alla barbarie della pena di morte e si giunga a una moratoria universale».