Nel paese dei balocchi

Si sta svolgendo in questi giorni la fiera che ha come protagonista il peperoncino.

Non entriamo nel merito della manifestazione e non ci soffermiamo sulla domanda che a molti sarà venuta in mente: «quale è il nesso tra Rieti e il peperoncino?», un frutto forse più legato al territorio d’origine dell’Onorevole Rositani (calabrese), promotore dell’iniziativa.

Poniamo invece l’attenzione su come queste trovate camuffino i problemi reali che questo territorio vive quotidianamente, proponendo iniziative folcloristiche che non creano alcun beneficio, se non visibilità a chi le promuove e a chi ci ruota attorno e magari rimpinguare le tasche di qualche volto noto.

Come un pinocchio che abbandona i doveri quotidiani che dovrebbero aiutarlo a crescere per cercare strade più corte e divertenti recandosi nel paese dei balocchi, pare che anche le nostre istituzioni, incapaci di trovare risposte alla dura realtà che stiamo vivendo, si dedicano ai diversivi, organizzano le iniziative che meglio gli riescono: sagre, feste e festival.

Quale beneficio traggano da tali manifestazioni gli operai della Ritel, che vedono il loro futuro sempre più in bilico, o i lavoratori delle altre aziende in crisi, o ancora gli artigiani e piccoli imprenditori vessati e tartassati e costretti a fare i salti mortali per poter sopravvivere non si capisce.

Come termina l’avventura di Pinocchio nel paese dei balocchi però, credo che la conosciamo tutti. Solo che il burattino della fiaba, dopo aver attraversato diverse peripezie, conclude il suo cammino con un lieto fine, mentre per la nostra realtà si prevede uno scivolamento anche più in basso del fondo in cui certi burattinai ci hanno condotto.