Negrita, gioia (ancora) infinita

Rieti e i Negrita. Un “Dejà vu”? In un certo senso sì. La nostra cittadina e la rock band aretina infatti, dopo aver imparato a sognare insieme, il 18 marzo scorso, sono tornate ad abbracciarsi di nuovo questo 17 ottobre, bissando così il successo già trovato meno di un anno fa. Dopo la prima fortunata tappa invernale (sold out) in terra reatina, il gruppo rock di Arezzo ha scelto Rieti per la data zero delle 30 previste per il nuovo tour.

Come ha notato l’Assessore alle Culture del Comune di Rieti, Diego Di Paolo: “La richiesta dei Negrita di tornare a Rieti, questa volta per l’inizio del  tour e la presentazione ufficiale del nuovo bellissimo disco, ha coronato l’aspirazione, già condivisa nel corso della passata stagione, di riportare Rieti e il Flavio Vespasiano nel circuito dei grandi tour”.

Certamente per le perfette caratteristiche acustiche del teatro Flavio, che si conferma un gioiello che attira cultura e musica da tutto il mondo. Ma anche per l’entusiasmo dimostrato nel marzo scorso dal pubblico reatino che, alzandosi e ballando, ha dato vita ad una vera festa.

La loro evoluzione li ha portati ad attraversare molti generi musicali, cosi che ascoltando i pezzi dei primi album si stenta a riconoscerli. Dopo gli inizi rock c’è stata una breve ma intensa incursione nell’elettronica, per poi tornare sui propri passi giusto il tempo per acquisire dimestichezza con sonorità latine, fino al sound attuale che fa tesoro di tutta la loro quasi ventennale carriera.

Carriera costellata da collaborazioni importanti, sia in Italia che all’estero. Quella con Ligabue che li ha fatti conoscere, le colonne sonore per alcuni film di Aldo Giovanni e Giacomo e poi le partecipazioni al festival di Sanremo e agli eventi musicali di maggior rilievo. A livello internazionale, tra le altre cose, va ricordato il grande tour sudamericano.

L’ultimo disco non fa che confermare la tendenza dei Negrita al cambiamento. Con l’esperienza accumulata nel precedente tour, hanno portato i pezzi storici ad un’inedita giovinezza acustica o “elettroacustica” come la definiscono loro stessi. A ciò si aggiungono i due inediti, “La tua canzone” e “Anima lieve”.

Sul lato dei testi c’è invece una certa costanza nei temi e nello stile, crescendo nel tempo ma senza perdere l’identità. Alcuni concetti e termini si ripetono spesso in tutto il loro percorso, pensiamo alla libertà di espressioni come “l’uomo sogna di volare”, denuncia delle ipocrisie (“Non nominate dio se tutto è lecito”) o ciò che è speciale in ognuno di noi (“Tu che brilli e il mondo non lo vede”, “Non so se riuscirò ma sono tutto quel che ho”). La scrittura, mai banale, è ricca di metafore e figure retoriche ( “cavalcando aquiloni”, “Che rumore fa la felicità?”) trattando l’amore in modo inedito rispetto alla tradizione della musica leggera (“Medicine come noi non le inventeranno mai”, “Tra fango e neve impazzirò!”).

Un altro tratto che emerge è l’allegria di alcuni brani, contaminati dall’esperienza in America latina, tipo “Rotolando verso sud” o “Gioia infinita”, ma non mancano capacità d’introspezione, ad esempio nell’album “Reset” che a nostro avviso è la perla nascosta della loro discografia

“E’ un secolo che piove in questo buco di città” molti di noi potrebbero trovare familiare l’incipit di “La tua canzone”. Vista così potrebbe quasi sembrare una sfocata foto autunnale della nostra città. Ma forse la musica dei Negrita sta contribuendo a svegliare lo spirito di Rieti da tempo assopito; costruendo un ponte di note tra giovani e cultura, i due motori di ogni vero sviluppo. E questo potrebbe essere un punto di partenza per rilanciare l’immagine e l’economia del territorio.

Alla fine della serata il frontman Pau (Paolo Bruni) ha invitato il pubblico ad alzarsi per l’ultima canzone del concerto. Perché in tempi d’infima tristezza non basta un po’ di serenità, tanta tranquillità o molta contentezza, serve proprio Gioia infinita!

di Caterina D’Ippoliti e Samuele Paolucci