Mons. Pompili: «la coerenza degli anziani si riflette sulle altre generazioni»

«Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che Eleazaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per una piccola e brevissima esistenza, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia».

C’è il «sorprendente atteggiamento di Eleazaro» al centro delle letture commentate oggi dal vescovo Domenico: «un vecchio e nobile scriba che posto di fronte all’alternativa trasgressione della legge o supplizio, non esita a scegliere la tortura pur di non disorientare i giovani. E pensare che gli era stata proposta una via di fuga, una finzione appunto, ma sufficiente, a suo giudizio, a scandalizzare».

«Si resta colpiti dalla forza di un uomo ormai avanzato in età che non si accoda a quello che fanno tutti, ma emerge con una personale convinzione che lascia traccia anche presso i giovani. Quando gli anziani che sembrano essere insignificanti vivono all’altezza del propri convincimenti – ha detto mons. Pompili – questa coerenza si riflette anche sulle altre generazioni».

«Bisogna persuadersi che lo scarto generazionale più che frutto dell’indifferenza tra giovani e vecchi è frutto del mimetismo dei vecchi che tendono a nascondere la propria identità e le proprie convinzioni. E così – ha concluso il vescovo – perdono la capacità di incidere sulle giovani generazioni».