L’impegno di farsi vicini

Oltre alla Caritas diocesana, ci sono quelle parrocchiali: un universo che vale la pena di esplorare.

Abbiamo incontrato le signore Alba, Ammamaria e Caterina. Sono alcune delle volontarie che tengono viva la Caritas parrocchiale di Regina Pacis.

Come funziona una Caritas parrocchiale?

Il primo compito di ogni struttura Caritas è quello di portare vicinanza e conforto alle persone maggiormente in difficoltà. Ovviamente, nel caso di una Caritas parrocchiale, questo compito è più maggiormentelegato alle situazioni critiche della comunità. E qui i problemi sono i più vari: vanno dall’indigenza materiale ai casi di solitudine. Al momento attuale le difficoltà materiali sembrano prevalere. Di conseguenza la maggior parte del nostro impegno è volto a soddisfare bisogni concreti.

Che tipo di necessità riscontrate maggiormente?

La prima necessità è sempre il cibo. Ma spesso a questo bisogno si accompagna la richiesta di aiuto per pagare le bollette o gli affitti. E non solo. Non è raro che occorrono anche i vestiti o, ad esempio, il materiale scolastico.

Che tipo di persone si rivolgono alla Caritas della parrocchia?

Prima i nostri servizi erano per lo più rivolti alla popolazione straniera, ma negli ultimi tempi abbiamo riscontrato anche un significativo aumento di richieste da parte di parrocchiani. Ormai supportiamo gli italiani quasi quanto gli stranieri. Il tutto è un chiaro segno della crisi che stanno attraversando la nostra città e il nostro Paese. E nel nostro quartiere è tanto più significativa, se teniamo conto del fatto che tutto sommato, storicamente, è stato uno dei meno disagiati della città.

Quanti sono gli assistiti?

Rivedendo i nostri registri di recente abbiamo contato circa centosettanta situazioni. Ovviamente non tutti hanno bisogno di sostegno costante. Esistono anche interventi occasionali. E talvolta diamo aiuto pure al di fuori della nostra parrocchia.

Come si svolge il lavoro quotidiano?

Il centro di ascolto apre al pubblico tutti i lunedì pomeriggio. Generalmente, durante la settimana, componiamo i “pacchi” e acquistiamo quello che manca secondo le disponibilità. Dal punto di vista organizzativo ci avvantaggiamo dell’aiuto e dei consigli del nostro parroco Don Fabrizio Borrello. I locali sono quelli della parrocchia.

E dove trovate i mezzi?

Ci diamo da fare. Per il mantenimento della struttura, tra le altre cose, organizziamo due volte l’anno una vendita di dolci. Molto, ovviamente, lo dobbiamo alla generosità spontanea della comunità parrocchiale. In qualche modo, finora, la Provvidenza è sempre riuscita a soddisfare le richieste. E poi c’è il ricorso all’autotassazione.

La struttura è ben avviata…

Beh, sì. Va anche detto che il nostro centro di ascolto risale addirittura al 1997. Fu avviato dal parroco dell’epoca, Don Lucio Tosoni e da allora si è avvalso del lavoro e dell’impegno di tante persone valide e di cuore.