La comunità interobbedenziale di Rieti invita all’appuntamento del 14 agosto dedicato a San Massimiliano Maria Kolbe, che visse il suo martirio proprio alla vigilia dell’Assunta in cielo.
«Noi frati abbiamo intenzione di celebrare man mano i francescani più attuali, come il minore conventuale Massimiliano Kolbe, patrono di questo diffiicile secolo. Un uomo che ha donato la propria vita per gli altri».
Kolbe, presbitero e francescano polacco è stato beatificato nel 1971 da papa Paolo VI, che lo chiamò “martire dell’amore”, e proclamato santo nel 1982 da papa Giovanni Paolo II.
Nel 1941 fu rinchiuso nel campo di concentramento di Auschwitz, dove venne più volte torturato e assegnato a lavori umilianti e massacranti. Nel lager, nonostante fosse vietato, Kolbe in segreto celebrò due volte una messa e continuò il suo impegno come presbitero aiutando in ogni modo i suoi compagni di prigionia.
Venne in seguito trasferito al Blocco 14 e impiegato nei lavori di mietitura. La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel cosiddetto bunker della fame.
Quando uno dei dieci condannati, Franciszek Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. In modo del tutto inaspettato, lo scambio venne concesso: i campi di concentramento erano infatti concepiti per spezzare ogni legame affettivo e i gesti di solidarietà non erano accolti con favore.
Dopo due settimane di agonia senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi e continuavano a pregare e cantare inni a Maria. La calma professata dal sacerdote impressionò le SS addette alla guardia, per le quali assistere a questa agonia si rivelò scioccante. Kolbe e i suoi compagni vennero quindi uccisi il 14 agosto 1941, vigilia della Festa dell’Assunzione di Maria, con una iniezione di acido fenico. I loro corpi vennero cremati il giorno seguente, e le ceneri disperse.
Secondo la testimonianza di Franciszek Gajowniczek, Padre Kolbe disse ad Hans Bock, il delinquente comune nominato capoblocco dell’infermeria dei detenuti, incaricato di effettuare l’iniezione mortale nel braccio: «Lei non ha capito nulla della vita…» e mentre questi lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «…l’odio non serve a niente… Solo l’amore crea!». Le sue ultime parole, porgendo il braccio, furono: «Ave Maria».
Il sacrificio del francescano polacco sarà ricordato nella chiesa di San Francesco martedì 14 agosto, a partire dalle 21.30 con una fiaccolata anche in onore della Madonna Assunta in cielo.