Itinerari Francescani… novant’anni fa

Per quanto pigra e disincantata possa essere l’intima natura di noi reatini, non può che fare piacere davvero a tutti la serie di notizie che confermano l’interesse acceso da più parti sul Cammino di Francesco, promosso da Eataly e riconosciuto come partner di qualità dall’amministrazione civica di Santiago de Compostela.

In questo clima benaugurante, che incoraggia alla partecipazione ed alla condivisione di un progetto ambizioso capace di coniugare fede e cultura materiale, rispetto per l’ambiente e tradizioni enogastronomiche, è bello ripensare ad un letterato di talento che novanta anni or sono dedicò una delle sue prime pubblicazioni a stampa proprio ai Santuari della valle reatina, percorsa in un singolare pellegrinaggio che si rivela davvero in anticipo sui tempi.

Si tratta di Venanzio Varano, che adottò come pseudonimo il predicato della Vergiliana che gli sarebbe spettato come cadetto dell’antica, nobile casata dei signori di Camerino, giornalista e critico d’arte, saggista di buona fama in Italia e nei paesi del Nord Europa che visitò più volte, di cui contribuì a far conoscere gli autori e le opere di teatro, poesia e letteratura del primo Novecento, da Ibsen a Sigrid Undset, da Sophus Claussen a Hans Hartvig Seedorf.

Poco più che ventenne, sulla scorta del Libro del Pellegrino di Johannes Jœrgensen con il quale avrebbe stabilito negli anni a venire un importante sodalizio intellettuale, Venanzio Varano pubblicò per i tipi dell’editore fiorentino Vallecchi il suo Itinerari Francescani La Valle Santa – Rieti curato da Giovanni Papini e prefato dallo stesso Jœrgensen.

Fin dal titolo, è chiaro il proposito del giovane autore: sperimentare e descrivere il cammino condotto sulle orme del Serafico, attraverso una descrizione lirica dei paesaggi e delle atmosfere, degli incontri e delle impressioni di un viaggio che è essenzialmente un pellegrinaggio interiore.

Al lettore moderno, il taccuino di viaggio di Venanzio Varano della Vergiliana potrebbe riservare straordinarie sorprese, descrivendo Greccio, San Pastore, Contigliano, Fonte Colombo, Sant’Antonio del Monte, Santa Maria della Foresta, Poggio Bustone e Rieti, la Città Mistica, così come si mostravano ad un intellettuale degli anni Venti del Novecento, rivelando fatti e tradizioni ormai sbiaditi nel ricordo.

Peccato che siano ormai introvabili tanto la prima edizione del 1923 quanto la seconda, curata da padre Luigi Ziliani per la Pia Società di San Paolo in occasione dell’Anno Santo 1950, nel decennale della morte prematura dell’Autore, spirito sinceramente cristiano, appassionato francescanista, sensibile interprete di un messaggio ancora per noi tanto attuale.