Il gabbiano Jonathan Livingston fa tappa a Largo San Giorgio

Il gabbiano del celebre romanzo breve di Richard Bach prenderà voce a Largo San Giorgio. Il 16 agosto alle 21,30, infatti, il testo dello scrittore americano sarà protagonista di uno spettacolo di “Radioteatro” nella piazzetta del quartiere San Francesco.

A recitare sarà l’attore Luca Violini. L’idea è quella di portare in scena una caratteristica unica della radio: il modo in cui chiede all’ascoltatore di far vivere, nella propria mente, le fantasie scaturite dalle suggestioni sonore che percepisce. Con la propria essenzialità, il Radioteatro, vuol essere un invito a riscoprire questo potere dell’immaginazione attraverso i suoni, dal vivo, a teatro.

Come in radio l’attore usa un microfono per potenziare le capacità espressive della voce. «In queste condizioni, la voce diventa un vero e proprio strumento musicale e le parole acquistano emozione. Parole che scivolano attraverso la musica, mentre i suoni diventano la scenografia della storia. Luce e poi buio, e ancora luce: ecco il sipario che si chiude e si riapre. Ritmo acustico e ritmo visivo sono infatti i pilastri su cui si regge lo spettacolo ed è questo il rimo su cui balla l’immaginazione».

Diventato per molti un vero e proprio cult, “Il gabbiano Jonathan Livingston” è essenzialmente una fiaba a contenuto morale e spirituale. Una metafora dell’uomo, che persegue per tutta la vita un ideale di perfezione che lo porterà dapprima all’isolamento e quindi allo studio e al sacrificio, fino ad apprendere il segreto della bontà e dell’amore che cercherà di insegnare ai propri simili.

Per il protagonista dell’apologo di Richard Bach, volare è molto di più che sorvolare le onde del mare alla ricerca di cibo. Lui infatti guarda ai Maestri, ovvero quei gabbiani che hanno sfiorato le più alte quote. Sono gli unici che possono raccontare e spiegare cos’è quella luce bianca e abbagliante che sembra avvolgere ogni spericolato uccello che sfida i suoi limiti.

La storia del gabbiano Jonathan è un inno al desiderio di esprimersi a tutti i costi, anche rischiando di suscitare l’incredulità, l’indifferenza o, peggio, la diffidenza degli “altri”. Un racconto toccante e intenso che alterna, al lirismo della narrazione, la lucida constatazione delle difficoltà proprie di chi, senza accontentarsi del “comune sentire”, si pone per primo domande e tenta di formulare le sue, autonome, risposte.