Una giovane volontaria cattolica polacca è stata uccisa nella missione della città di Cochabamba, nella Bolivia centrale. La notizia è stata confermata da fonti della polizia. La ragazza, Helena Kmiec di 25 anni, è stata ritrovata senza vita nei locali della Congregazione dei Servi della Madre di Dio, nella quale prestava il suo servizio, con numerose ferite di arma da taglio. Le autorità hanno arrestato due persone, sospettate di aver aggredito la giovane con l’obiettivo di rapinarla o violentarla e di averla poi uccisa.
Al servizio della missione della Chiesa
Helena aveva da poco terminato gli studi in ingegneria. Molto attiva nella Chiesa, aveva partecipato a iniziative di evangelizzazione nelle stazioni ferroviarie, aveva avuto un ruolo nella preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù nella sua città, per poi dedicarsi ai gruppi di volontariato in Africa. Solo pochi giorni fa, l’8 gennaio, era partita per Cochabamba come volontaria nella Missione dei Padri Salvatoriani. Il suo compito era quello di aiutare le Suore Ancelle dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria nella gestione del nuovo orfanotrofio.
«Una ragazza polacca martire dei nostri tempi» commenta don Józef Ślazyk, parroco di Leofreni, Baccarecce e Santa Lucia. «È morta a soli 25 anni in un Orfanotrofio delle Suore appena due settimane dopo aver iniziato a lavorare come volontaria. Lo stesso accade a tanti i missionari che vanno in terre lontane per annunciare Gesù. Rispondono con la fede all’invito di Giovanni Paolo II: “non abbiate paura!”. Queste persone sono un insegnamento per tutti quelli che si occupano di evangelizzazione, e anche per noi preti che lavoriamo lontano dal nostro paese natale».
Su questa drammatica vicenda Radio Vaticana ha ascoltato mons. Krzysztof Białasik Wawrowska, vescovo di Oruro, in Bolivia:
«Questa è una triste notizia, e non comprendiamo perché è accaduto. Preghiamo perché l’anima della volontaria trovi pace, e perché mai più si ripeta una cosa simile. Le ragazze erano arrivate da soli dieci giorni; nessuno ancora le conosceva: stavano appena incominciando a prendere contatto con la realtà del Paese. Io vivo qui da ormai 32 anni; la Bolivia è sempre stato considerato come il Paese più tranquillo della regione, anche se negli ultimi dieci anni questa situazione ha iniziato a cambiare. Spesso abbiamo parlato di questo, ricercandone le cause: cosa è successo in Bolivia, per cui adesso ci sono più aggressioni armate, furti, e per un cellulare si arriva a uccidere? E’ qualcosa di inaudito, di cui finora non si sentiva parlare».