Francesco annuncia 24 ore per il Signore: ecco la «festa del perdono»

Il pozzo, una donna, l’incontro. Ruota attorno a questi tre elementi il Vangelo della terza domenica di Quaresima. Il primo, il pozzo, nella tradizione dell’antico Testamento è il luogo dove avviene l’incontro tra un uomo e una donna, il luogo del fidanzamento. Così l’immagine che Giovanni ci propone è ancora una volta un rimando alla tradizione dei libri che hanno preceduto il nuovo Testamento. Ma di più, in questo incontro tra Gesù e la donna, una samaritana – cioè appartenente a una comunità con la quale non vi era dialogo perché considerata dai giudei scismatica, non avvicinabile – vi è un superamento di pregiudizi, di ruoli. Il racconto inizia con la richiesta di Gesù, seduto al pozzo e affaticato per il viaggio, rivolta alla donna: “dammi da bere”. Non dice ho sete, ma chiede un coinvolgimento dell’altro. Non teme di parlare alla donna – Gesù non ha paura, dice il Papa all’Angelus, non si ferma mai davanti ad una persona per pregiudizi – ma vuole instaurare con lei un dialogo, e in questo modo “supera le barriere di ostilità che esistevano tra giudei e samaritani e rompe gli schemi del pregiudizio nei confronti delle donne”.

Quel “dammi da bere” è l’inizio di un dialogo schietto, mediante il quale Gesù “con grande delicatezza, entra nel mondo interiore di una persona alla quale, secondo gli schemi sociali, non avrebbe dovuto nemmeno rivolgere la parola”. In questo modo “la pone davanti alla sua situazione, non giudicandola ma facendola sentire considerata, riconosciuta, e suscitando così in lei il desiderio di andare oltre la routine quotidiana”, dice Francesco.

Il pozzo, poi, pone in evidenza il desiderio dell’acqua. La donna ha con sé l’anfora che quotidianamente riempie proprio all’antico pozzo a Sicar; Gesù è fermo e stanco. Entrambi hanno sete: cercano l’acqua, ma trovano altro. Gesù incontra la donna, di cui conosce la storia; lei incontra il Signore, ma non conosce ancora di quale sete deve saziarsi. Con quel “dammi da bere” inizia così l’incontro e la donna apre gli occhi: Gesù le chiede da bere per mettere in evidenza la sete che c’era in lei, una sete che non è solo di acqua, è sete di incontro, di relazione. Infatti la donna è trasformata, lascia la sua anfora e corre a raccontare l’esperienza straordinaria dell’incontro, forse con il Messia: “era andata a prendere l’acqua del pozzo – dice Francesco all’Angelus – e ha trovato un’altra acqua, l’acqua viva della misericordia che zampilla per la vita eterna”, l’acqua che cercava da sempre. Corre al villaggio che la giudicava e la rifiutava, per dire che ha incontrato chi le ha cambiato la vita, il Messia. “Perché ogni incontro con Gesù – afferma ancora il Papa – ci cambia la vita. Sempre è un passo più avanti e un passo più vicino a Dio”.

Il Vangelo ci racconta anche la meraviglia dei discepoli, il Maestro che parla con quella donna, “ma il Signore è più grande dei pregiudizi, per questo non ebbe timore di fermarsi con la Samaritana”. E lei, trasformata dall’incontro, lascia la sua anfora. Ecco cosa chiede Francesco, che ognuno lasci da parte la propria anfora “simbolo di tutto ciò che apparentemente è importante, ma che perde valore di fronte all’amore di Dio”. Tutti, dice il Papa, abbiamo una o più anfore; lasciamo la nostra anfora “un po’ da parte e col cuore sentiamo la voce di Gesù che ci offre un’altra acqua, che ci avvicina al Signore”. È l’acqua del battesimo, che ci aiuta a riscoprire l’importanza e il senso della nostra vita cristiana, e testimoniare la gioia dell’incontro con Gesù: “ogni incontro con Gesù ci cambia la vita, e anche ogni incontro con Gesù ci riempie di gioia, quella gioia che viene da dentro”. Un incontro che Papa Francesco chiede di rinnovare venerdì 28 e sabato 29 in uno speciale momento penitenziale, chiamato “24 ore per il Signore”: celebrazione in san Pietro il pomeriggio di venerdì, con il Papa che confesserà alcuni fedeli, e poi nella serata e nella notte alcune chiese del centro di Roma saranno aperte per la preghiera e le confessioni. “Sarà – dice Francesco – la festa del perdono”.