“Fervidi suffragi” per i “poveri morti”

Proponiamo un pensiero spirituale in tema con queste giornate di inizio novembre che danno a questo mese, nella pietà popolare e nella spiritualità liturgica, una particolare sottolineatura di sapore escatologico e vedono i cimiteri delle nostre città e paesi centro di pietosi suffragi. Pensiero che, all’indomani della Commemorazione dei fedeli defunti, prendiamo ancora in prestito dal venerabile Massimo Rinaldi, questa volta rispolverando un suo vecchio scritto del novembre 1911, quando il prete reatino divenuto scalabriniano, non ancora vescovo, si trovava a Roma, richiamato dopo l’esperienza missionaria in Brasile per incarichi direttivi nella congregazione fondata dallo Scalabrini, tra cui la direzione della rivista L’emigrato italiano in America. Proprio dalle pagine di essa prendiamo alcune righe di un poetico testo in cui padre Massimo esprimeva il senso del legame profondo con i “cari defunti” che nella spiritualità cristiana traduce mestizia in speranza e congiunge dolore e amore:

«L’anno, nel volgere del suo rapido corso, ha un giorno dedicato a pietose reminiscenze: al culto dei morti, la cui voce misteriosa sembra uscire più distinta dalle urne sepolcrali… Poveri morti! Nella solitudine dei boschi sempre verdi o dei campi vastissimi, consolatevi: oggi è il vostro giorno; e i vostri cari verranno a ritrovare la vostra tomba, a deporvi il tributo dell’affetto loro, a pregare… Consolatevi, o morti: dai loro occhi non avrete sterili lacrime, ma pianto di sincero amore; dalle loro mani non raccoglierete fiori falsi o appassiti, ma quello che l’affetto suggerirà di cogliere; dal loro labro non avrete mentite e vane parole di lode, ma fervidi suffragi…».

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