Ex-Zuccherificio, Petrangeli: si farà, ma alle nostre condizioni!

Il sindaco di Rieti Simone Petrangeli, durante un breve dialogo a margine dell’intervento del segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, giunto in città stamani per l’inaugurazione della nuova sede del suo sindacato, mi dà, nel corso di un breve colloquio svoltosi sulla grande terrazza del nuovo centro sindacale, due notizie molto attese dai cittadini.

La prima è che l’intervento urbanistico di Coop Centro Italia al quartiere Micioccoli, nell’area dell’ex zuccherificio Maraini, «si farà certamente, ma alle nostre condizioni».

La seconda, anch’essa assai attesa per sbloccare l’occupazione del settore edilizio oramai agonizzante, e rilanciare un corposo progetto scolastico volto ad incrementare numero di alunni ed occupazione magistrale fino a 1.500 studenti e di oltre cento tra docenti e non docenti dell’attuale organico della scuola, «che si farà anche l’intervento per realizzare la struttura del nuovo Istituto Alberghiero. Tutto è pronto!».

Avverto il sindaco che pubblicherò quanto mi ha detto. È il sistema di un vecchio cronista appreso in tempi lontani. Trattandosi di un colloquio iniziato in modo insolito, me ne dà l’autorizzazione ed io me ne servo.

Dico al sindaco che nell’apprendere questa buona informazione, la città, fino ad ora non poco disillusa per la sua conduzione della politica locale e di quella della giunta, in un frangente drammatico qual è quello della disoccupazione reatina e dell’intera economia cittadina oramai allo stremo, se ne feliciterà vivamente e tornerà a restituirgli un appoggio che, almeno, sembrava compromesso e intaccato.

Il mio approccio giornalistico e di cittadino con il giovane sindaco era stato, da parte sua, all’inizio del colloquio, non poco polemico, avendomi dimostrato la propria insoddisfazione per una serie di miei articoli riguardanti gli ambiti di cui sopra, pezzi non poco critici di quel che stava avvenendo a Palazzo di Città e di come si rischiava di perdere investimenti complessivamente per circa 70milioni di euro, per ritardi ed incomprensibili dissidi e diatribe e personalismi.

«Ha finito di attaccarci?», mi interpella. Mi accorgo che Petrangeli è poco abituato a ricevere appunti al proprio operato ed osservo che è vera la difficoltà che egli ha con i media e con i consiglieri di opposizione. Ciò non sarebbe accaduto se al suo posto si fossero trovati altri uomini della Sinistra del passato. Bisogna dargli tempo di farsi le ossa. Mi dico. Si sussurra tra i bene informati, che non abbia avuto molti maestri per temperanza e continenza.

Gli ricordo che la sua elezione era avvenuta quasi a furor di popolo, che aveva ottenuto i voti anche di qualche migliaio di moderati e che, per sottolinearne le attese e considerare le virtù che gli si riconoscevano agli inizi, elencandole in un servizio insieme ai compiti che avrebbe dovuto assolvere, divenendo il primo magistrato e il più autorevole della provincia, dopo la soppressione di questa e la scomparsa del suo capo, mi ero preso il rimbrotto di qualcuno che mi aveva rimproverato l’elargizione di fin troppa fiducia in chi non s’era ancora sottoposto mai e direttamente alla sperimentazione del governo. Che non è poca cosa come intrapresa e non s’inventa e nessuno ti regala se non dopo il tirocinio e i tuoi sacrifici.

Gli ho ricordato che molte delle sue difficoltà derivavano dalla sua stessa elezione a sindaco, per certi versi anomala. Anomalia scaturita dalla sconfitta alle primarie dei due candidati del PD, Franco Simeoni e Anna Maria Massimi, e dalla sua conseguente vittoria, in fondo quella di un esponente di una formazione politica assai minoritaria della Sinistra, quale è Sel. Che ha strappato il Comune alla Destra, soprattutto con i voti del partito allora del segretario Bersani, ma che è già pronta e agguerrita a riprenderselo con Cicchetti, appena sarà possibile e se ne presenterà l’occasione.

L’altra anomalia nasceva dal fatto che la Triplice sindacale s’era schierata, sempre alle primarie, con uno dei candidati ed ora, pur se alle elezioni aveva concentrato i propri voti sull’esponente della lista del “Mettiamoci del tuo”, la ruggine di quello schieramento, quello del sindaco e quello sindacale, permaneva sia da una parte che dall’altra.

Infine, che il malumore all’interno dei consiglieri di maggioranza, di assai grossa difficoltà per governarlo e calmarlo, dipendeva per gran parte (e questo è confessato dagli stessi insoddisfatti, a microfoni spenti) dall’eccessivo numero di assessori scelti dall’esterno dei gruppi (5 su 9), che hanno tolto posti alle legittime aspirazioni degli eletti. Quindi i nominati, evidenziavano i consiglieri che a suo tempo hanno affrontato il giudizio elettorale, sono privi del mandato popolare. I cittadini non li hanno mai conosciuti, osservano. Se sì, li avrebbero votati? aggiungono. Naturalmente si tratta di tutte persone a posto, con i meriti e i titoli in regola da mostrare. Ma gli ho ricordato che Max Weber, aveva indicato quali erano le fonti del potere. In tutto tre: quello carismatico come per Hitler, Stalin e Mussolini, quello dinastico, del re, e il terzo, quello che ci interessa, il potere popolare e democratico che discende dalle elezioni e che assegna l’autorità della legalità.

Ora la legge consente la chiamata diretta e quindi tutto è a posto. Ma i consiglieri di maggioranza, nella sostanza, per quest’assenza del requisito della elezione democratica degli assessori provenienti dall’esterno, hanno finito di considerarli impropriamente come lame duck, e cioè tante anatre zoppe, alla maniera, anche se non classica, degli americani. Perciò sono sempre nell’attesa e nella speranza di sostituirli. E ciò dà, periodicamente, le convulsioni alla maggioranza.

Si è parlato anche dell’iniziativa di successo di Coop Centro Italia: quella di raccogliere le firme (oramai hanno superato le quattromila!) per portare una bozza di delibera in consiglio comunale con cui sbloccare la pratica ex-zuccherificio. Mi ha detto il sindaco: «Anche questa è un’anomalia. Io so che le firme si raccolgono per non far realizzare i centri commerciali».

Gli faccio notare che qui si tratta di molte altre e più importanti, complesse problematiche. E per quel che concerne quel da chiedere alla Coop nell’interesse del Comune, discutiamo della possibile sede della facoltà di ingegneria in quell’area così appetibile, così come nell’ex zuccherificio di Ferrara è stata allocata la facoltà di architettura dell’università di Venezia. Concordiamo insieme sulla positività che tale realizzazione conseguirebbe: la vita di un migliaio di giovani e dei loro professori per dodici ore al giorno nell’istituto e nei laboratori nel nuovo e modernissimo quartiere cittadino. Quale positivo apporto ne deriverebbe a Rieti?

«Vedremo!», ha concluso Petrangeli, nel mentre arrivava il prefetto Chiara Marolla. Così le autorità fanno cerchio attorno a lei, alzando i calici per un brindisi augurale, con il segretario Bonanni, Mario Bertone, segretario dell’Unione Roma Capitale-Rieti Cisl e Bruno Pescetelli. All’inizio della manifestazione della sede di via Raccuini, Bertone aveva fatto consegnare agli intervenuti uno studio sulla situazione reatina riguardo all’economia e all’occupazione, che è poco definire da brividi.

Bonanni ha pronunciato un discorso che, da parte sindacale e per quel che riguarda il Paese, è stato estremamente chiaro e realistico, specialmente «se gli interessi personali prevarranno sul buon senso e gli interessi dell’Italia. Ma speriamo nelle capacità del Presidente Napolitano di evitare la crisi di Governo e il collasso del Parlamento». Bonanni ha, di fatto, anche se non ha usato i termini, disegnato uno scenario da mancamento dell’intera economia italiana e quindi del Paese.

Sul caso Telecom s’è attardato per dire che quel che sta accadendo dà le allucinazioni. Don Valerio Schango, cappellano del lavoro, ha portato i saluti del vescovo Lucarelli e ha benedetto le persone ed i nuovi locali «con l’acqua santa che ho riportata ieri da Lourdes. Preghiamo perché la Madonna ci assista e ci aiuti. Lo stato della disoccupazione è divenuto insopportabile. Le famiglie non gliela fanno più a resistere. Questa economia ha solo un idolo. Papa Francesco lo ha indicato domenica a Cagliari: solo il danaro!» Poi tutti hanno recitato il Padre Nostro e si son fatti il segno della Croce. A me è sembrato come fossimo tornati ai tempi della seconda guerra, quando il popolo affollava le chiese.