Don Domenico: la Pasqua è guardare alla realtà con lo sguardo pulito

La dimensione di fede che si apre il giorno di Pasqua, è lo sguardo che permette di «intravvedere dietro la morte la vita e sotto la disperazione la fiducia» è la capacità di cogliere «la forza del bene anche sotto la scorsa del male»

A spiegarlo è stato il vescovo Domenico durante la Messa di Pasqua, riconoscendo che quando «la fede è autentica, quando cioè si trasforma in mentalità e pratica, ci libera dagli impedimenti che ci impediscono di aprirci veramente alla realtà, di guardarla con questo sguardo pulito».

«Il primo impedimento da cui ci libera la fede è la mentalità dell’utile, quella per cui facciamo solo le cose che ci procurano un immediato profitto, una gratificazione istantanea. La fede – ha spiegato mons. Pompili – ci porta a farci un’altra domanda prima di fare qualcosa: non tanto se è utile, ma se è bella».

Non solo: la fede ci libera da un altro impedimento, la mentalità della strategia della tensione.

Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, l’importante è che cominci a correre.

Si direbbe una affermazione folgorante, ma «non erano stati gli studiosi dell’uomo delle origini a farci capire che il momento in cui avviene il distacco tra l’animale e l’uomo è la condivisione del pasto? Sì – ha sottolineato don Domenico – la fede ci aiuta a ritrovare in tempi duri, difficili, caotici, violenti. È questo che sfugge: non siamo necessariamente in competizione, non siamo necessariamente gli uni contro gli altri, siamo in realtà nella stessa strada e possiamo correre insieme verso la stessa meta».

C’è poi un «ultimo impedimento dal quale la fede ci fa risalire» ed è quello di «superare la mentalità della distrazione e dell’apatia per riprendere la fiducia e la speranza».

«Spesso – ha detto il vescovo – è proprio questo sentimento un po’ apatico e sottilmente disperato che ci impedisce di vedere che qualcosa sta nascendo, che in realtà c’è qualcosa di nuovo, di inedito, di inaudito. Tutto questo spesso ci è precluso perché non arriviamo a superare l’apatia e ci lasciamo sommergere dalla tristezza».

«Ecco allora la Pasqua e gli auguri che ci scambiamo: la Pasqua – ha concluso mons. Pompili – è sempre ritrovare questa umile certezza, seppure provvisoria: e cioè che Dio ha fatto la sua parte. E questo significa più semplicemente in ogni momento ricordare questo: Dio è con noi la sera e la mattina, e sicuramente ogni nuovo giorno».

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