Mons. Pompili: «La tomba aperta è la grande domanda che attraversa la storia»

«La morte non è più al suo posto immutabile e immobile. È avvenuto qualcosa di straordinario, che ha cambiato l’ordine delle cose, pur senza poter dare una prova schiacciante». A questo allude lo «strano ordine» che si presenta agli occhi di Pietro e Giovanni, dopo la corsa verso il sepolcro di Gesù: nella tomba aperta, il sudario che era stato sul suo capo del crocifisso è ordinatamente avvolto in un luogo a parte rispetto al resto dei teli.

A partire da questa scena, durante la messa di Pasqua, il vescovo Domenico ha colto il cuore della fede cristiana: «la risurrezione non è documentabile, ma non per questo è irrazionale. La tomba aperta è la grande domanda che attraversa la storia. La Risurrezione non è scientificamente dimostrabile, così come non è scientificamente dimostrabile il suo contrario. È, e rimane, una questione aperta, una possibilità da verificare, una ipotesi da vagliare».

È tempo anche per noi di scrollarci di dosso quella mentalità un po’ presuntuosa dell’uomo moderno, che pensa di aver capito tutto, salvo poi affidarsi a grossolane superstizioni. Facciamo fatica ad affidarci a Dio, salvo poi affidarci a miti che cambiano secondo i tempi, ma che puntualmente ci fanno ritrovare nudi di fronte alle questioni importanti.

Al sepolcro arrivò prima Giovanni, dal passo più veloce, ma si arrestò sulla soglia. Entrò per primo Pietro. Poi «entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette».

Questa sequenza, che dal vedere giunge al credere, è l’esito del discepolo che non solo ha condiviso fino in fondo il destino del maestro, ma sopratutto ne ha colto il mistero. I medievali avevano una bellissima espressione per questo: “Ubi amor, ibi oculos”, dove c’è l’amore nasce lo sguardo.

«Si richiede uno sguardo diverso per intravvedere dietro la morte la vita e sotto la disperazione la fiducia: uno sguardo capace di cogliere la forza del bene anche sotto la scorsa del male. Questi occhi – ha spiegato mons. Pompili – sono la fede che nel giorno di Pasqua è destinata a risvegliarsi. E la fede quando è autentica, quando cioè si trasforma in mentalità e pratica, ci libera dagli ostacoli che ci impediscono di aprirci veramente alla realtà, di guardarla con questo sguardo pulito».

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