Don Domenico: «Chi aiuterà la Chiesa? L’amoris laetitia, che è lo Spirito in noi» / VIDEO

«La Chiesa nasce dallo Spirito e solo grazie allo Spirito». Lo ha affermato il vescovo Domenico in occasione della veglia di Pentecoste, celebrata nella serata del 14 maggio in Cattedrale, ricordando che «della Chiesa risaltano due qualità che la definiscono: è santa e cattolica».

Ma «se non vogliamo nasconderci dietro ad un dito – ha aggiunto mons. Pompili – siamo senz’altro tentati di dire che la Chiesa non è né santa né cattolica».

Lo stesso Vaticano II non ha esitato a parlare della Chiesa peccatrice e ognuno, a partire da sé, potrebbe confermare questa sensazione. I fallimenti nel corso della sua storia sono peraltro così evidenti e ripetuti che non lasciano dubbi. Per non dire dell’altra qualità che ha a che fare col suo essere cattolica mentre è a tutti noto che essa è frazionata in molte chiese, ognuna delle quali accampa la pretesa di essere l’unica. E all’interno della nostra Chiesa stessa quanti gruppi, associazioni, movimenti, esperienze, cammini sembrano staccarsi dagli altri per affermare solo se stessi?

«Eppure – ha proseguito il vescovo – il Simbolo resta intatto, a dispetto di queste convinzioni. Anzi, si rafforza se si considera che la santità che risplende è quella di Cristo in mezzo al peccato della Chiesa. Nonostante tutto, lo sconcertante intreccio di fedeltà di Dio e infedeltà dell’uomo è una prova ulteriore della realtà della grazia a chi è indegno e la conferma della misericordia. Gesù del resto si è mescolato con i peccatori, rivelando la vera natura della santità: che non è più separazione, bensì unificazione; non giudizio, ma amore redentivo».

Dunque la Chiesa continua la propria strada sopportando e lottando: «Occorre sopportare il male nostro e degli altri e insieme lottare per cambiare le cose. Ma ci vogliono entrambi questi atteggiamenti: sopportare cioè resistere alla tentazione di mollare tutto e ritirarsi in una dorata solitudine e al tempo stesso lottare, cioè edificare qualcosa di diverso e alternativo, salvaguardando l’unità come si esprime in questo momento qui e ora».

E sarà sul filo di queste ragioni che il 9, 10 e 11 settembre si svolgerà l’Incontro pastorale: «sarà un’occasione importante per ritrovare insieme il senso del nostro essere Chiesa, lasciandoci ispirare dalle prime tre parole consegnate da papa Francesco all’indomani della sua elezione: camminare, edificare-costruire e confessare».

Camminare perché diversamente ci si blocca e l’aria ristagna. Edificare-costruire, cioè curare la necessaria opera di crescita di tutti che esige un nuovo entusiasmo educativo e, per questo, individuare le priorità da portare avanti. Non tratta di fare tante cose, ma di farle intensamente: non multa, sed multum! E, infine, confessare Gesù Cristo perché senza una relazione cosciente e affettiva con Lui la nostra azione si trasforma presto in un agitarsi inoperoso.

«Chi ci aiuterà? Una sola cosa: l’amoris laetitia, che non è solo l’Esortazione del papa dopo il doppio sinodo sulla famiglia, ma – ha concluso don Domenico – è la gioia dell’amore, che è lo Spirito in noi».

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