«Questa iniziativa come Amministrazione l’abbiamo apprezzata moltissimo: perché ci permette di aprire una interlocuzione seria e approfondita con la cittadinanza su temi che ci stanno a cuore come quello della rigenerazione urbana, della ricucitura degli spazi, nel sostanzialmente tentativo di risanare i guasti che sono stati fatti alla città negli ultimi vent’anni: un’urbanistica senza regole ha determinato una espansione assolutamente anarchica e illogica di una città che purtroppo non cresce in termini di popolazione».
Così ha esordito il 29 aprile il sindaco di Rieti, Simone Petrangeli, all’ultimo degli incontri organizzati nell’Auditorium dei Poveri dal Fai di Rieti in collaborazione con «Frontiera» su “Percezione consapevole di ambienti e spazi significativi”.
Per spiegare il disagio di un’urbanistica che non ha tenuto conto delle reali necessità delle esigenze dei cittadini, il sindacato ha fatto ricorso ad un esempio: «è come se una famiglia di 4 persone si fosse trasferita da una casa di 80 metri quadri ad una di 200. La famiglia e il suo reddito rimangono gli stessi, ma aumentano le spese: è più difficile mantenere la casa e la qualità della vita necessariamente diminuisce perché in proporzione diminuiscono le risorse per tenere in ordine l’abitazione. Allo stesso modo l’espansione della città ha portato con sé tanti problemi: il traffico, l’inquinamento, la difficoltà di fare la manutenzione, la fatica nel portare servizi ai quartieri di nuova edificazione. Una serie di questioni che sono conseguenza diretta di scelte assolutamente sbagliate, che hanno allargato a dismisura i confini del centro abitato andando a costruire una città che potrebbe contenere ben oltre i 50.000 abitanti attualmente residenti».
«Con il vecchio dirigente Silvetti – ha raccontato il Primo Cittadino – abbiamo valutato che i confini della città di Rieti equivalgono quasi ai confini della città di Bologna, ma con una popolazione che è cinque volte di meno. Una espansione straordinaria che a mio modo di vedere è all’origine di tanti dei problemi che viviamo».
Un altro esempio: «siamo passati da una residenzialità all’interno del centro storico che è arrivata a toccare le 30.000 persone ai 3.500 residenti attuali. È il segno che c’è stata una vera e propria migrazione verso le periferie con le conseguenze di cui parlavamo sopra».
Gli obiettivi suggeriti dagli incontri (consumo zero di territorio, recupero del patrimonio edilizio esistente, “ricucitura” delle periferie, salvaguardia degli spazi agricoli di prossimità) sono secondo Petrangeli «assolutamente condivisibili», ma nella consapevolezza che «i danni arrecati alla città sono sostanzialmente irrecuperabili: l’edificazione che ha stravolto anche il paesaggio della città, purtroppo ha compromesso – in certi casi in meniera irrecuperabile – uno sviluppo armonico e compatibile con l’ambiente».
«Quello che possiamo fare – ha aggiunto il sindaco – è usare tutte le occasioni per risanare, ricucire, e rendere più vivibile la città. Anche innescando quei processi di partecipazione che in altre zone del Paese e del continente stanno buoni frutti e che da questi incontri sono stati sollecitati. Credo che il coinvolgimento delle associazioni e dei cittadini, nelle forme diverse che si potranno istituire è sicuramente necessario se vogliamo recuperare quello che è possibile».