Cardinale Ravasi: “culture femminili” come “sguardo delle donne sul mondo”

“Culture femminili” intese non come “antropologicamente diverse” da quelle maschili, ma come “sguardo con caratteristiche proprie, specifiche delle donne, sul mondo e sulla vita; come atteggiamento”. Presentando questa mattina in sala stampa l‘assemblea plenaria 2015 del Pontificio Consiglio della cultura su “Le culture femminili tra uguaglianza e differenza” (4-7 febbraio), il cardinale presidente Gianfranco Ravasi sgombera il campo da possibili equivoci e annuncia: “Vorrei istituire una consulta femminile permanente”. In parte c‘è già: sono le dodici donne cha hanno riflettuto per un anno con i membri e consultori e hanno elaborato la traccia di lavoro individuando “quattro punti cardinali: tra uguaglianza e differenza: alla ricerca di un equilibrio, la generatività come codice simbolico, il corpo femminile: tra cultura e biologia, le donne e la religione: fuga o nuove forme di partecipazione alla vita della Chiesa?”. Sulla controversa accoglienza della presentazione-call #lifeofwomen postata sul sito del dicastero con protagonista l‘attrice Nancy Brilli, Ravasi definisce “molto positiva” quella riscontrata nell‘area europea. Critica la reazione dell‘area anglosassone, soprattutto di Usa e Canada: “Ad alcuni è sembrata troppo edulcorata ed enfatica; altri hanno invece ritenuto il testo troppo ‘avanzato‘ e non sopportabile dalle comunità ecclesiali abituate a documenti solenni”.

Insomma una sorta di contrapposizione tra “progressisti e conservatori”. Per questo, ha spiegato il card. Ravasi, la versione inglese è stata rimossa. Sulla condizione della donna nella Chiesa, in particolare sulle richieste di sacerdozio, il presidente del Pontificio Consiglio della cultura afferma: “Mi sembra che il rilievo dato a questo tema sia di impronta clericale, ritenendo che nella Chiesa siano importanti solo i preti”, e cita l‘affermazione di Papa Francesco sul ruolo di Maria nel cenacolo, concludendo: “Noi ci muoviamo in maniera più articolata e strutturale cercando di avere uno statuto della riflessione prima di scendere al particolare. C‘è nell‘interno della Chiesa una sempre maggiore sensibilità a cominciare ad affrontare questo discorso”. “La chirurgia estetica è un burqa di carne”, un‘affermazione contenuta nella traccia di lavoro. Per Ravasi lo è nella “sua dimensione degenerativa” quando è “imposizione di un modello unico”, ma quello che preoccupa il porporato è soprattutto la “questione transumanesimo e postumanesimo che ha il suo ambito nel campo scientifico di genetica, robotica, e nanotecnologies”, tutto ciò che “cerca di mutare il modello antropologico”, sia nell‘ambito delle neuroscienze, sia della medicina dello sport “alterando a struttura fisica e psicologica della persona”.