(da New York) “Le armi nucleari non possono creare un mondo stabile e offrono un falso senso di sicurezza. La pace e la stabilità internazionale non possono essere fondati sulla distruzione reciproca o sulle minacce di annientamento”. Così l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario della Santa Sede per le relazioni con gli Stati, intervenendo alla decima conferenza sul “Bando totale degli esperimenti nucleari” organizzata il 20 settembre in occasione della 72ª Assemblea generale dell’Onu.
L’arcivescovo ha ribadito che la Santa Sede ha ratificato e aderito al Trattato per il bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt), ma è “turbata” dal constatare che all’appello mancano tanti Stati che ne impediscono, dopo 20 anni, la piena entrata in vigore. Il Trattato sul Bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt) impegna i sottoscrittori a non effettuare esperimenti sul proprio territorio e a non incoraggiare o partecipare a tali esperimenti in altri Stati, al fine di limitare la proliferazione, l’ammodernamento e la creazione di armi nucleari di ultima generazione o lo sviluppo, l’aggiornamento e la creazione di nuove generazioni di armi nucleari. India, Pakistan e Corea del Nord, non hanno ancora firmato il Trattato, mentre Stati Uniti, Cina, Egitto, Iran, Israele e Indonesia non hanno ancora proceduto alla ratifica assieme ad altri 38 Paesi giudicati a capacità nucleare avanzata.
Il rappresentante vaticano considera quanto mai urgente l’entrata in vigore del documento soprattutto guardando alle crescenti tensioni con la Corea del Nord e ai nuovi programmi di proliferazione nucleare che minano seriamente la sicurezza internazionale.
Monsignor Gallagher chiede di rilanciare i negoziati e deplora l’uso di minacce o della forza militare per contrastare l’ascesa nucleare. “Dobbiamo gettare alle spalle le minacce, la paura, la superiorità militare, l’ideologia e l’unilateralismo – ha sottolineato – perché la pace basata su equilibri di potere, minacce e controminacce è una pace instabile e falsa”. L’invito ultimo è quello di sostituire alla logica della sfiducia e della paura, “l’etica della responsabilità, del dialogo multilaterale e della cooperazione coerente e responsabile tra tutti i membri della comunità internazionale”.