Cultura

A Roma apre per la prima volta Casa Balla, “un’opera d’arte totale”

È “un’opera d’arte totale” Casa Balla, l’appartamento al 39 di via Oslavia, quartiere romano Della Vittoria, dove il grande artista futurista Giacomo Balla visse con la moglie e le figlie Luce ed Elica dal 1929 alla sua morte, nel 1958

Pareti e porte dipinte, mobili e arredi decorati, abiti disegnati e cuciti in casa. Lampadari, maioliche, ceramiche e piatti ornati e autoprodotti. E poi quadri, disegni, sculture ovunque. È “un’opera d’arte totale” Casa Balla, l’appartamento al 39 di via Oslavia, quartiere romano Della Vittoria, dove il grande artista futurista Giacomo Balla visse con la moglie e le figlie Luce ed Elica dal 1929 alla sua morte, nel 1958. Per la prima volta, questa “officina del futuro” apre le porte al pubblico (con prenotazione obbligatoria) da venerdì 25 giugno ogni fine settimana per cinque mesi, fino a domenica 21 novembre. Un “risultato importantissimo” arrivato a 150 anni dalla nascita dell’artista, frutto di un lavoro corale portato avanti dalla Soprintendenza speciale di Roma e dal Museo Maxxi, che ha allestito la mostra ‘Dalla casa all’universo e ritorno’.

Insieme alle opere di otto architetti e designer contemporanei che dialogano con Balla, nelle sale di via Guido Reni sono riuniti anche tutti i pezzi provenienti dalla casa romana dell’artista comprate dai privati prima del vincolo apposto dalla Soprintendenza nel 2004, dieci anni dopo la morte delle figlie di Giacomo Balla.

“Casa Balla esalta l’universo caleidoscopico e sperimentale del grande maestro futurista, una visione a 360 gradi di grande ispirazione per le comunità creative di oggi, come dimostrano le visioni degli artisti contemporanei in mostra al Maxxi”, ha detto Giovanna Melandri, presidente della Fondazione.

Al quarto piano di via Oslavia lo stupore arriva già dalla porta di casa, dove una targa realizzata dall’artista porta la sua firma: FuturBalla. È questa prima opera incrocio di arte e artigianato ad anticipare l’universo a colori in cui si viene immersi immediatamente sorpassato l’ingresso. Il lungo corridoio con le pareti dipinte di giallo, verde e azzurro, compreso il soffitto, è costellato dei suoi quadri, inno al movimento e all’azione. Basta voltarsi per trovare un appendiabiti con una giacca da uomo dai colori sgargianti e il taglio assolutamente non convenzionale, altro pezzo forte dell’originalità di Balla che con il Futurismo aveva teorizzato ‘Il vestito antineutrale’.

Percorrendo il corridoio si arriva allo Studio rosso. In questo piccolo ambiente dove domina il rosso scuro sono conservati alcuni dei libri di Balla, mentre la porta, anch’essa dipinta, si trova ora al Maxxi per la mostra e proviene dalla collezione Biagiotti. La stilista aveva infatti una grande passione per Giacomo Balla, tanto che oggi la sua Fondazione conserva circa 300 opere dell’artista torinese, in parte provenienti proprio dall’appartamento di via Oslavia.

“I miei genitori hanno lasciato questa traccia di futuro bellissima. Disegnare il futuro è quello che mi ha lasciato mia madre”, ha detto oggi Lavinia Biagiotti, che ha ricordato anche i pomeriggi a Casa Balla a disegnare con Claudia, discendente dell’artista. “Mio nonno era suo cugino di primo grado- ha spiegato- Auguro a tutti di godere di questa casa che io ho vissuto nella fanciullezza, ne ho apprezzato i rumori, i colori, la forza e la pienezza. Era colma di arte, molto più di oggi, tanto che le pareti erano stratificate di quadri. Luce e Elica ricordavano il padre quotidianamente, era una personalità fortissima, ma i loro quadri erano altrettanto eccellenti”.

E in effetti le stanze di Luce e Elica riportano tuttora il loro estro e la loro creatività, uniti a una sapienza artigianale che mostravano anche con il ricamo che eseguivano su disegno del padre. Lo dimostra la tovaglia allestita sul tavolo della cucina e decorata con motivi futuristici insieme a un servizio di piatti coloratissimo. Talvolta, la famiglia Balla vendeva questi oggetti autoprodotti anche come forma di sostentamento. Del resto, ogni oggetto della vita quotidiana in Casa Balla diventava arte, perfino i cavalletti, allestiti oggi nel magnifico salone arredato con mobili disegnati dallo stesso artista e dove campeggiavo i tre grandi pannelli del dipinto ‘Le mani del popolo italiano’.

Ultima stanza della casa è lo studio dell’artista che oggi insieme agli arredi originali ospita le teche dove sono conservati i disegni e i bozzetti di Balla, tutti restaurati dalla Soprintendenza speciale di Roma che ha eseguito anche l’inventario di Casa Balla. “Abbiamo restaurato 62 disegni e 23 manifesti relativi alle mostre dell’artista. È stato un intervento difficile perché i disegni erano minuscoli o molto grandi, realizzati su materiali eterogenei come carta di giornali o supporti molto delicati che avevano subito un fortissimo deterioramento”, ha detto la soprintendente Daniela Porro.

“È una grande gioia aver aperto la casa. Quando ci sono entrata per la prima volta nel 2012- ha ricordato Porro- sono rimasta incantata dal senso di opera totale, ma mi sono chiesta come fare a conservare questo patrimonio e valorizzarlo. Per fortuna ci ha pensato il Maxxi con questa operazione importantissima di cultura”. A contribuire al restauro di Casa Balla anche la Banca d’Italia, che ha eseguito e concluso anche il restauro del Bal tic tac, il mitico locale futurista di via Milano decorato dall’artista nel 1921. Oggi, quelle decorazioni, quei colori, quei rumori e quei tratti non smettono di essere contemporanei e anzi si ritrovano nelle opere di architetti e designer che si confrontano continuamente con la forza di luoghi come via Milano e via Oslavia, solo per restare a Roma. Lo fanno con stili e linguaggi diversi Ila Beka e Louise Lemoine, Carlo Benvenuto, Alex Cecchetti, Jim Lambie, Emiliano Maggi, Leonardo Sonnoli, Space Popular, Cassina con Patricia Erquiola, le cui produzioni nella Galleria 5 del Maxxi si mescolano alle opere di Balla. “Il Museo delle arti del XXI secolo si occupa di Giacomo Balla- ha spiegato infine Bartolomeo Pietromarchi, curatore della mostra insieme a Domitilla Dardi e direttore del Maxxi- perché la nostra linea è di rileggere il nostro patrimonio storico e artistico attraverso lo sguardo di artisti contemporanei”.

Da Agenzia DiRE, www.dire.it