10. Populorum progressio: vocazione e solidarietà, dimensioni dello sviluppo per edificare il bene comune

In continuità con quanto già riportato in queste pagine proseguiamo la riflessione sull’Enciclica di papa Paolo VI perché ci permette, anche in modo provocatorio, di affrontare temi che stanno a cuore di chiunque desidera esplorare i presupposti culturali e di fede per ogni azione che davvero qualifica un percorso di edificazione del bene comune e della Pace.

È il concetto di sviluppo come vocazione che risulta importante approfondire. Quando pensiamo allo sviluppo emerge spontaneo alla mente un diffuso stereotipo dell’ide adi progresso, fortemente inficiato da un’impostazione positivista. Idea che però si è scontrata, dimostrando tutti i suoi limiti, con filosofie, culture e ideologie che invece hanno sostenuto quanto la felicità umana debba essere pensata anche in riferimento ad una realtà che vada oltre le soluzioni tecniche e tecnologiche. Il limite di un’idea di sviluppo legato solo al progresso scientifico è quindi da tempo sotto gli occhi di tutti, cosa aggiunge quindi l’Enciclica ad una siffatta e forte critica? Non sono mancate autorevoli voci, sia nello scenario culturale europeo che extra europeo, nonché nell’ambito di registri culturali non solo ed esclusivamente filosofici, tese al superamento di un’ottica miope e riduttiva di uomo che vede le sue sicurezze e orizzonti solo in un quadro “scientificamente” o “ideologicamente” ben definito. Interessante l’accento che papa Paolo VI pone sulla questione: lo sviluppo è un processo di crescita che riguarda l’essere autenticamente umano. Se è crescita è anche chiamata, una risposta che punta alla costruzione del bene di tutti e ciascuno. Rispondere a questa chiamata, come singoli e come comunità, diventa la via maestra per costruire la Pace. Sviluppo come chiamata per costruire la Pace. Sembra una formula semplicistica e poco rispettosa dell’importanza dei temi, forse è però un modo per fare sintesi e aiutare a comprendere. Se lo sviluppo, per la Pace, è chiamata, la chiamata è una realtà che cresce e si disvela ogni giorno. Ecco quindi un altro percorso, un altro approfondimento, la doverosa attenzione quotidiana e profonda alla voce di Dio nella storia, ai segni dello Spirito nella vita di ognuno, perché lo sviluppo o è di tutti o non è sviluppo. Se infatti tale privilegio coinvolgesse solo alcuni, non potremmo parlare di Pace, non c’è Pace vera se questa è propria solo di alcuni, magari a discapito di altri. Ecco quindi che lo sviluppo non solo è Pace, non solo è chiamata ma anche solidarietà. Dimensione complicata, potremmo dire, quella dello sviluppo, ma occorre riconoscere questa realtà viva e operante, altrimenti siamo solo degli ipocriti venditori di fumo, “cembali tintinnanti”, arte propria di molti potenti del mondo. Sono invece i poveri del mondo che reclamano una crescita, non solo necessaria per la soddisfazione dei bisogni materiali, ma anche e soprattutto per permettere di vivere in pienezza la dimensione umana. Il valore della crescita nei beni materiali, dell’avere, è tale proprio perché essenzialmente orientata al conseguimento dei valori umani, ovvero alla crescita dell’essere, alla realizzazione della chiamata personale e comunitaria. Lo sviluppo solidale non può avere altro scopo se non quello permettere all’uomo di essere sempre più uomo. La cupidigia, il senso del possesso e l’avarizia purtroppo sono sempre in agguato, ecco quindi il necessario riferimento alla fonte della grazia, alla vita di fede e alla ricerca e pratica della virtù, per rendere le scelte personali e comunitaria immuni dalla tentazione narcisista e egoistica che offende i più deboli e la stessa natura umana. Viceversa, tutti, rispondendo alla propria chiamata nell’amore di Dio, cooperiamo liberamente alla crescita e al progresso dell’umana famiglia.