L’antico ponte di Santa Lucia

Appena sotto la superfice del manto stradale, sotto palazzoni e parcheggi, le tracce di una lunga storia, forse cancellata troppo in fretta.

Nel piazzale antistante la via delle Mimose, a pochi metri di distanza dall’archetto di san Nicola, nel 2009 il Comune di Rieti ha eseguito dei lavori geologici per il riassesto del piano stradale che presentava cedimenti a causa delle infiltrazioni delle acque del vicino fiume Velino.

I necessari lavori di scavo hanno riportato alla luce l’antico ponte di santa Lucia, costruito per attraversare il corso d’acqua artificiale, largo circa la metà del Velino, ma in alcuni tratti abbastanza profondo, mentre in altri presentava dei guadi che permettevano il suo attraversamento a piedi.

La costruzione di questo canale formò un’isola artificiale, denominata “Yscla” o “Iscla” circoscritta tra la Cavatella ed il fiume Velino, che pertanto costituì il rione definito “San Nicola in Acupenco”, o con altre definizioni molto simili, ciò in dipendenza del periodo di tempo e dei suoi scrittori. In precedenza queste contrade erano note con il vocabolo “Le Valli” poiché si trovavano nella parte bassa, posta alle pendici sud ovest dell’acropoli.

Il ponte di Santa Lucia come si presentava durante gli scavi del 2009

Il ponte di Santa Lucia come si presentava durante gli scavi del 2009

Il ponte che collegava il rione di “Porta Cintia de Suptus” al rione di san Nicola ed al convento di santa Lucia che in quel periodo si trovava sulla sinistra del canale, nell’isola di Yscla, fu anch’esso costruito all’inizio del 1300. Era stato fondato in pietra e mattoni, con robusti muraglioni, e pertanto aveva un aspetto molto solido. Più volte danneggiato dalle varie incursioni degli invasori, fu demolito nel 1524 durante uno di questi assalti, ma fu ricostruito due anni dopo, e fino alla fine del 1700 presentava due campate, di circa otto metri l’una, pertanto era complessivamente lungo perlomeno 20 metri e largo poco più di quattro metri.

Nella parte a monte era collocata una specie di porta con alti muraglioni ed una cancellata in ferro che veniva chiusa ogni sera o quando necessario. Nel 1799 fu eliminato uno degli archi al fine di impedire l’ingresso delle truppe napoletane che volevano invadere la città. Il ponte rimase tale fino agli ultimi anni del 1950, periodo nel quale fu demolito nella circostanza del prosciugamento della “Cavatella”.

Subito dopo fu iniziata l’attività di inurbamento e di ampliamento edilizio della città. Ovviamente chi non ha vissuto in quel periodo, difficilmente può comprendere l’enorme trasformazione subita in questa ampia zona, una volta non considerata facente parte della città, per poi diventarne parte integrante dagli anni Cinquanta del secolo scorso.

Gli anziani di oggi ricordano le temerarie scorribande che, insieme con altri avventurosi amici, ogni tanto tentavano di portare a termine cercando di entrare furtivamente negli orti esistenti in questa zona, al fine di razziare qualche piccolo cocomero, o qualche grappolo d’uva. Il più delle volte però, il tutto si risolveva in una precipitosa fuga… nelle retrovie.

Andava ancora meglio se non si era costretti a fare qualche bagno nel fiume che molte volte si doveva attraversare o percorrere lungo le sue sponde, per nascondersi tra la vegetazione vicina alle sue acque. In occasione degli scavi il ponte ha rivisto la luce per qualche giorno. Poi è stato nuovamente affogato in un ammasso di pietre e di altri materiali edili che meglio potranno sostenere il peso del traffico sovrastante.

Data la circostanza, forse sarebbe stato opportuno riportare definitivamente alla luce l’antico manufatto, restituendogli il suo prestigio perduto, e facendo ricordare alle giovani generazioni presenti, ed a quelle future, l’esistenza di quest’ampia zona una volta disseminata di orti, ed oggi trasformata in un vasto quartiere, che si è completamente e totalmente unito alla città.