Rieti Viva, la rana bollita e i possibili conflitti di interesse

Un post sul blog Rieti viva prende spunto da favola con una robusta morale…  per raccontare la situazione attuale della città.

Una pentola d’acqua, con una rana dentro, viene messa sopra un fornello; viene acceso il fuoco e l’acqua si fa tiepida. La rana la trova gradevole e comincia a nuotare; la temperatura sale, adesso l’acqua è calda; un po’ più di quanto la rana gradirebbe; i stanca un po’ ma non si spaventa; adesso l’acqua diventa molto calda. La rana la trova sgradevole, ma si è indebolita con il passar del tempo e non ha la forza di reagire; sopporta e non fa nulla. La temperatura sale ancora, fino a quando la rana muore semplicemente “bollita”. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 60° avrebbe reagito balzando immediatamente fuori dalla pentola, salvandosi.

(Quella della rana bollita è una storia attribuita a Noam Chomsky)

Così brillantemente sintetizzata da Corrado Augias la morale dell’apologo: «sia o no di Chomsky, è ingegnoso e descrive comunque bene il processo di assuefazione che rende tollerabili manifestazioni e fenomeni anche molto gravi quando vengano progressivamente assorbiti. Se nel 1992, quando l’attuale deriva è cominciata, ci avessero detto che la politica si sarebbe ridotta al perenne litigio che abbiamo sotto gli occhi, che tutte le Istituzioni, comprese le più alte, sarebbero state coinvolte nel fuoco delle polemiche, tirate da tutte le parti, insultate derise, che la corruzione sarebbe arrivata ad un livello da far impallidire Tangentopoli, nessuno ci avrebbe creduto. Se si fosse dovuto affrontare di colpo ciò che oggi è cronaca quotidiana, molti avrebbero reagito. C’è una prova storica che conferma questa opinione. Nel luglio del ’94, Berlusconi è a Palazzo Chigi da tre mesi, si emana un decreto inteso a salvare dal carcere i corruttori. È subito ribattezzato “salvaladri”. La reazione dell’opinione pubblica, nonostante sia in corso il Mundial sul quale probabilmente si contava come fattore di distrazione, è tale che il provvedimento deve essere ritirato. È stato uno dei rari errori di comunicazione di un uomo per il resto abilissimo. Infatti era l’equivalente della rana gettata nell’acqua bollente. Da allora, fino al lodo detto Alfano, si conteranno altri 17 provvedimenti ritagliati su misura, cioè “ad personam”. Ebbene, come quelle della rana, anche le reazioni di molti sono diventate sempre più blande, fino a raggiungere in molti l’indifferenza suicida».

«Noi – si legge sul blog Rieti Viva – cercheremo di evitare che la Città, ed i suoi cittadini, divengano col tempo “rane bollite”»

«Sono bastati 15 mesi al giovane sindaco di Rieti – si legge nel post – per ritrovarsi vittima del calore debilitante che gli riservano le forze politiche della sua maggioranza. Il colpo di coda dell’azzeramento della Giunta poteva dare nuova energia ad un progetto politico accettato con grande consenso dagli elettori reatini nel 2012 e, di fatto, ancora in attesa di realizzazione. Ma dopo circa venti giorni di dichiarazioni e indiscrezioni, è arrivata la sorprendente conferma di tutti gli assessori uscenti, con l’aggiunta di un nono assessorato e di qualche leggero aggiustamento delle deleghe».

«È un po’ troppo dire – chiosano da Rieti Viva – che il tutto è servito a “concentrarci più e meglio sulle cose da fare” (Petrangeli su “Il Messaggero di Rieti del 4 settembre 2013”). Adesso si potrà procedere, finalmente, con la pedonalizzazione del centro storico, con i cantieri del Plus, col contratto di quartiere a Villa Reatina, col completamento della Rieti-Torano, con l’Alberghiero, col Terminillo?»

«In realtà, temiamo che i problemi di Rieti stiano esattamente come stavano. Non si vede un modello di città all’orizzonte, né una strategia di interventi coordinati per rivitalizzare un tessuto produttivo che merita di non essere abbandonato a se stesso. Forse, sarà anche eccessiva l’immagine di un sindaco proprietà della Fondazione Varrone che lo ha sponsorizzato (Bergamini su “IL Messaggero di Rieti del 4/9/13), ma il cinismo con cui il duo Fiorenza-Curini (capogruppo PD l’uno, segretario PD cittadino l’altro), sotto l’attenta supervisione dell’on. Fabio Melilli, ha condotto il PD locale a provocare la crisi che ha portato all’azzeramento della Giunta meriterebbe grande attenzione» spiegano dal blog.

«Quando, proprio noi, ipotizzammo che l’obiettivo recondito del PD era mettere le mani sull’urbanistica, arrivò immediata la risposta del partito reatino che, con sdegno, rinviò al mittente l’insinuazione, salvo poi smentirsi, qualche giorno dopo, con la proposta di destinare Chiarinelli a quell’assessorato. Giochi di palazzo, dice qualcuno, giochi di potere. Se avesse dato retta a chi, come Pietro Carotti ed altri, gli consigliava di liberarsi del peso ingombrante dei partiti e di consegnarsi con fiducia al sostegno dei suoi tanti elettori, il Sindaco, oggi, potrebbe dare un senso alla sua decisione di azzerare la Giunta. Non è così – si rammaricano da Rieti Viva – e resta il dubbio che, infine, il tutto sia servito a “sistemare” Giuli con l’assessorato n. 9 e a “garantire” il PD con lo spostamento della delega sui lavori pubblici tra quelle assegnate al vicesindaco Pariboni».

«Speriamo, davvero, di essere smentiti dai fatti, ma adesso, per amore di trasparenza, sentiamo il dovere di fare una domanda. È sicuro, il sindaco, che la vicesindaco Pariboni, esaminata la sua posizione personale, non si trovi in una situazione di conflitto di interessi, esercitando la delega sui lavori pubblici? È una domanda che rivolgiamo anche al nuovo assessore Giuli, al capogruppo del PD Fiorenza, al segretario cittadino del PD Curini e, come atto dovuto, al commissario straordinario della Provincia Felici» conclude il post di Rieti Viva.