Si è svolta nella mattinata di sabato 28 maggio, nella chiesa di San Domenico, la giornata conclusiva del progetto “Un’ora per disabili”.
Una iniziativa promossa dalla NPIC (Associazione Nuova Pallacanestro in Carrozzina Rieti) per la prevenzione degli incidenti del sabato sera e in motorino, che nasce dalla voglia di incontrare i ragazzi, maggiormente esposti al problema degli incidenti stradali.
L’incontro, nelle scuole che hanno aderito al progetto, ha visto i ragazzi coinvolti anche in due esperienze pratiche: l’utilizzo delle carrozzine da gioco con la spiegazione dei fondamentali del basket “da seduti” e la prova di un percorso per non vedenti applicando sugli occhi una benda.
Alla giornata di premiazione ha partecipato anche il vescovo Domenico, che si è complimentato per l’iniziativa insieme all’assessore allo Sport del Comune di Riet Vincenzo Di Fazio. Nel suo breve discorso il vescovo ha preso le mosse dal poeta di Recanati: «Ai tempi del Leopardi – ha detto – esisteva il “sabato del villaggio”: noi abbiamo ridotto tutto alla “febbre del sabato sera”». Una «concentrazione» dei tempi che secondo il vescovo è segno in realtà di una «esasperazione».
«Dobbiamo ritrovare una visione più distesa del tempo, il sabato e la domenica devono diventare giorni in cui davvero ci si distenda e non si acquistino forme nuove di nevrosi». Invece nella società attuale la settimana è divisa: «c’è l’ambito del lavoro e poi c’è il fine settimana».
«La vera questione – ha aggiunto mons. Pompili – è che abbiamo separato il cervello dal cuore». Oggigiorno il cervello deve «produrre, lavorare e in qualche modo essere efficiente» durante la settimana e essere «messo al bando» nel fine settimana, durante il quale «devono funzionare soltanto il cuore, le emozioni, le passioni».
«In questo modo abbiamo creato un uomo spezzato che vive durante la settimana oppresso dalle cose e non deve mai cedere ai sentimenti», ma poi il sabato e la domenica si dà alla «pazza gioia».
«Questa separazione tra intelligenza e sentimenti è molto pericolosa e allora il compito che ci aspetta è quello di rimettere insieme questi due aspetti». Durante tutta la settimana, ha concluso don Domenico, «il cervello e il cuore, l’intelligenza e l’emozione devono essere connessi, e qui c’è il grande compito educativo».
Foto di Massimo Renzi.