Un’ingiustizia verso i bambini

I vescovi e le associazioni familiari sulla proposta di legge sui matrimoni gay e le adozioni

Aprire sui temi del matrimonio, della famiglia e dell’adozione un serio e approfondito dibattito nazionale a cui tutte le forze e le correnti di pensiero possono liberamente partecipare. È quanto chiedono i vescovi francesi e le associazioni familiari cattoliche al governo Hollande dopo l’annuncio dato per prima dal ministro della Giustizia, Christiane Taubira, al quotidiano cattolico “La Croix” di presentare un progetto di legge che contiene una sostanziale modifica della definizione del matrimonio e della genitorialità. Il progetto di legge sul “matrimonio e l’adozione per tutti” dovrebbe essere presentato in Consiglio dei ministri il 31 ottobre, ma la questione fa parte di un “testo” di proposta che è già in esame ai ministri e che il settimanale cattolico “La Vie” ha pubblicato integralmente.

La proposta di legge.

La bozza di proposta presenta anche i motivi che spingono i legislatori a modificare le disposizioni relative al matrimonio e all’adozione. Secondo i legislatori, “l’idea di aprire il matrimonio alle persone dello stesso sesso è costantemente progredita dopo il voto del 15 novembre 1999 sui Pacs al quale la maggioranza dei francesi è oggi favorevole”. Se dunque i Pacs hanno risposto a un’aspirazione reale della società, questa aspirazione ha bisogno oggi di uno strumento giuridico che possa rispondere alla domanda delle coppie dello stesso sesso di potersi sposare e di avere accesso all’adozione. La bozza del progetto di legge prevede quindi come norma generale che “il matrimonio è contratto da due persone di sesso differente o dello stesso sesso”. Il testo poi vara tutta una serie di disposizioni “volte a rendere coerente il vocabolario del Codice civile”: in sostanza, significa che i nomi “padre e madre” vengono “soppressi” e rimpiazzati con un più generico “genitori” o “uno dei genitori”. Lo stesso varrà per i termini “nonna e nonno” (sostituito con “nonni”); per “suoceri” e per “marito e moglie” (sostituiti entrambi dal termine “sposi”).

Un dibattitto aperto e approfondito.

Più volte interpellato dalla stampa, il card. Andrè Vingt-Trois, presidente della Conferenza episcopale francese e arcivescovo di Parigi, ha sempre sottolineato che la proposta di legge mira a “trasformare radicalmente il concetto di matrimonio e di famiglia”. Una trasformazione che “avrà inevitabilmente degli effetti anche pratici sulla vita quotidiana delle persone e dei bambini”. Per questo l’arcivescovo chiede e auspica che “ci sia una riflessione più approfondita e un dibattitto più aperto” sulle questioni chiamate in causa dalla proposta di legge. Non un referendum ma un dibattitto a cui tutti possono partecipare sulla scia dell’esperienza già fatta lo scorso anno sulle questioni di bioetica.

Le associazioni familiari.

La Confederazione nazionale delle associazioni familiari cattoliche si trova sulla stessa linea dell’arcivescovo Vintg-Trois, chiedendo ai propri associati di aderire a una petizione: scrivere cioè una mail ai politici di riferimento per chiedere sulla questione di aprire una vasto dibattito pubblico. “Il calendario – si legge nella lettera – sembra essere precipitato, a scapito della concertazione” che su un tema delicato come quello del matrimonio e della famiglia si rivela “assolutamente indispensabile”. “Come altrimenti, misurare l’ampiezza e la complessità della riforma in questione? Se adottata, la proposta di legge presentata dal ministro della Giustizia, comporterebbe la necessità di riscrivere molti articoli del Codice civile. Al di là poi degli aspetti giuridici, questa questione coinvolge il futuro stesso della nostra società”. Le associazioni chiedono in sostanza uno stop al processo di approvazione perché il tema non venga preso in esame con troppa “fretta”.

In gioco il bene delle persone.

Forte la mobilitazione che in Francia ha suscitato l’annuncio della proposta di legge. Per ultimo – si può dire – il vescovo di Versailles, mons. Eric Aumonier, che in una lettera alla diocesi ha chiesto ai cattolici “di scrivere con rispetto” ai propri politici, ai ministri competenti, al primo ministro e al presidente della Repubblica per chiedere di aprire sulla questione un dibattito serio e reale per “una riflessione approfondita che sia libera da ogni pressione”. “Come vescovo – aggiunge – non posso rimanere in silenzio” e la Chiesa svolge un ruolo di monitoraggio, allertando le coscienze “soprattutto quando i fondamenti della nostra società sono rimessi in causa e quando è in gioco il bene delle persone”. E aggiunge: “In questo caso è il bene del bambino che ci preme far valere. Deve essere prioritario e non passare dopo il desiderio, sebbene sincero, degli adulti. Non c’è un diritto al figlio, ma un diritto del figlio da difendere e da promuovere”. Riguardo poi al progetto di legge, il vescovo scrive: la proposta non va a sopprimere una discriminazione, va a “istituire un’ingiustizia nei riguardi dei bambini, ai quali si va a rubare il riferimento essenziale della complementarietà padre/madre”.