Tra sogno e realtà

I titoli dei giornali parlano di vaccini e mascherine, di reiterata didattica a distanza, di polemiche sull’obbligatorietà o meno delle vaccinazioni per insegnanti e studenti

Senza nulla togliere alla bellezza e all’importanza della creatività e del lavorare insieme per progettare il futuro e soprattutto innestare speranza in un presente abbastanza oppresso dai problemi della pandemia (e non solo), si resta quantomeno disorientati dalla distanza tra l’ottimismo che traspare dalla lettura di una nota del Ministero dell’istruzione sul primo European summer camp della scuola italiana e, contestualmente, dalle notizie che rimbalzano sui media proprio a proposito del futuro immediato del prossimo anno scolastico. Da una parte, la visione ampia di una scuola innovativa, dall’altra le preoccupazioni concrete di una scuola che non sa come ripartire a settembre, tra vaccini per gli insegnanti e gli studenti, mascherine, avvii posticipati delle lezioni, incubo contagi.

Il primo European summer camp della scuola italiana, conclusosi nei giorni scorsi – spiega il Ministero – è un “progetto di sperimentazione delle metodologie didattiche-innovative, promosso in attuazione del Piano estate e del Piano nazionale scuola digitale (Pnsd)”. Un progetto cui hanno partecipato ragazze e ragazzi da tutta Italia che, lavorando in gruppo, hanno messo a punto nuove idee per la scuola, immaginando “spazi comuni dove incontrarsi e coltivare la socialità fra una lezione e l’altra, aree relax dove far riposare la mente, aule e ambienti digitali che favoriscano un apprendimento innovativo”. A conclusione del lavoro fatto insieme gli studenti hanno incontrato il ministro Bianchi che ha li ha ringraziati e incoraggiati: “Avete utilizzato strumenti innovativi di confronto e di esposizione, avete sperimentato in prima persona l’innovazione didattica”. Poi ha aggiunto: “L’anno prossimo sarà un anno costituente della scuola, tutti dobbiamo lavorare per ripensarla, dobbiamo farlo insieme. Abbiamo voluto la scuola d’estate, in cui rientra questo progetto, per recuperare socialità e un tempo di qualità in cui i giovani lavorano insieme, si misurano insieme, fanno anche dei sacrifici insieme”.

Indubbiamente un bel progetto, che tra l’altro ha avuto diverse declinazioni. E l’importanza di far incontrare di nuovo gli studenti e farli lavorare insieme è fuori discussione. Nello stesso tempo, però, la cronaca fa sembrare tutto questo una fuga in avanti da una realtà ben differente. I titoli dei giornali parlano di vaccini e mascherine, di reiterata didattica a distanza, di polemiche sull’obbligatorietà o meno delle vaccinazioni per insegnanti e studenti, di turni per le presenze, di problemi di trasporto, della agognata “immunità di gregge” che al momento resta una chimera.

Il Ministero ce la sta mettendo tutta accelerando sulla campagna vaccinale con l’obiettivo di arrivare almeno a 180-190 mila vaccinati raggiungendo una copertura di oltre l’80% degli operatori scolastici, incrementando anche le somministrazioni per i giovani dai 12 ai 19 anni. Ma l’ultimo report del Governo riferisce che sono 1.063.903 i professori e il personale scolastico vaccinato, ma ancora 216.221 persone non hanno fatto la prima dose (con, naturalmente, il solito squilibrio tra le regioni d’Italia) E gli studenti? Considerando la fascia 12-19 anni, su una platea di 4,6 milioni, 179 mila hanno completato il ciclo vaccinale (il 3,87%) e 994 mila hanno fatto la prima dose (il 21,48%) ma 3,8 milioni di ragazzi sono completamente scoperti.

Per docenti e studenti c’è chi invoca l’obbligo vaccinale, ipotesi “non plausibile” per il Ministero. E certo difficilmente percorribile. E allora? Speriamo nella buona volontà, viene da dire.

Tra la scuola del futuro e questa situazione di incertezza di strada bisogna farne ancora tanta.

Foto di Alexandra_Koch da Pixabay