Infrastrutture

Il vescovo torna sul tema della ferrovia dei due mari e delle altre infrastrutture: «Bisogna avere il coraggio osare»

Questa mattina, nel contesto dell'inaugurazione della nuova sede reatina della Uil, il vescovo Domenico è tornato sul tema delle infrastrutture

È stata inaugurata nella mattinata del 16 luglio a Rieti la nuova sede della Uil, nella galleria tra viale Matteucci e via dei Salici. Un momento che ha visto il segretario della Uil di Rieti, Alberto Paolucci, affiancato dal segretario generale Pierpaolo Bombardieri, dal segretario Uil Lazio Alberto Civica, dal segretario generale Uil Pensionati Carmelo Barbagallo e da altri dirigenti del sindacato.

«Quando si apre una nuova sede – ha spiegato Bombardieri – è sempre una festa, perché è un presidio di democrazia e per i più deboli. Le disuguaglianze sono aumentate e molti ne stanno pagando le conseguenze: gli anziani, chi perde il posto di lavoro, i giovani che non riescono ad avere una speranza. Queste sedi servono a dare un aiuto e a spiegare che dove qualcuno rimane indietro noi ci siamo».

All’inaugurazione, era presente anche il vescovo Domenico, che invitato per benedire i locali ha esortato a non rassegnarsi alle «doppie difficoltà che ha incontrato il territorio»: prima con il terremoto e poi con il Covid-19. Bene dunque saper rilanciare «tutto ciò che può essere di servizio al cittadino», ma anche saper cogliere le opportunità.

«Siamo ancora sotto schiaffo – ha ammesso mons Pompili – ma è anche un periodo carico di prospettive per quello che riguarda la ricostruzione e la rigenerazione del territorio. Non dobbiamo dimenticare che da quest’anno in poi c’è un grosso investimento su questa terra che non dobbiamo sottovalutare, ma saper intercettare, vigilando che a tutti sia data la possibilità di lavorare, fare impresa e sviluppare questa terra, per tanti aspetti mortificata».

In particolare, il vescovo ha fatto riferimento al tema delle infrastrutture: «A Rieti c’è un atteggiamento disincantato – ha ammesso don Domenico – perché se ne parla da troppo tempo. Ma questo non ci autorizza ad abbandonare il campo. Se finora non si è riusciti è perché le diverse generazioni non hanno avuto il coraggio di osare. Bisogna invece osare, anche per quando riguarda la “ferrovia dei due mari”. Un tema sul quale non dobbiamo indietreggiare, ma investire non per noi, ma per le generazioni future».