Chi l’ha detto che i reatini sono incapaci di lavorare in sinergia, ritrovarsi attorno a una causa comune, portare avanti tutti insieme una battaglia? Questo pessimista la scorsa settimana avrà pensato di avere le traveggole nell’assistere alla finale di Miss Italia. Tutta la città è sembrata stringersi attorno alla reatina Lucrezia: entrata nella top ten su 30 finaliste, ha perso la sfida con Chiara, un’altra laziale, nel “duello” che ha dimezzato le pretendenti a fascia e corona.
Il risultato ha deluso i reatini, ma senza intaccare l’orgoglio per il buon piazzamento e l’affetto per la giovane. Un volto divenuto familiare a tutti grazie alle tante locandine appese in città per invogliare al televoto finale del 17 settembre.
Lo stesso giorno, per inciso, in cui Acea ha presentato a Roma un grande progetto per il raddoppio dell’acquedotto che porta l’acqua da Rieti alla Capitale. Distratti dall’avventura della bella Lucrezia, i reatini hanno fatto poco caso all’annuncio di lavori sul territorio per 400 milioni di euro. D’altra parte, alla conferenza stampa, la società romana ha parlato soprattutto della positiva ricaduta sulla Capitale dell’intervento. Il 10 ottobre però, per gli ottant’anni dalla posa della prima pietra dell’opera, è prevista una cerimonia alle sorgenti e una mostra documentale nel capoluogo.
Spente le luci sul mondo delle miss, sembra allora il caso di capire quali sono le intenzioni di Acea per trovare uno sguardo comune. Il progetto riguarda un bene essenziale e avrà inevitabili ricadute sull’economia e l’ambiente di un territorio vasto e articolato, in cui non mancano i distinguo.
Lo si è visto con l’accordo sul ristoro economico per lo sfruttamento delle sorgenti, chiuso dopo anni di contenziosi. Pochi mesi fa Ato 2 e Ato 3 hanno votato la convenzione regionale che concede 234 milioni di indennizzo al nostro territorio, ma il sì dei sindaci reatini è stato sofferto e non unanime.
Non un raddoppio in quantità, ma in qualità
L’idea della concessionaria è quella di realizzare una seconda condotta per mettere «in sicurezza» sul fronte idrico la Capitale «per i prossimi 100 anni». Durante la conferenza stampa del 17 settembre il sindaco Virginia Raggi e i vertici della municipalizzata hanno indicato nel 2020 l’anno in cui si presume di poter posare la prima pietra dell’opera, stimando un tempo di realizzazione di sei anni. «Non sarà un raddoppio di portata d’acqua – ha precisato l’ad di Acea, Stefano Donnarumma – ma l’affiancamento di una nuova conduttura a quella esistente, realizzata su un percorso praticamente analogo con tecniche costruttive che tengano conto della sismicità dei territori e consentano in futuro di avere funzionanti tutti e due le canne del Peschiera. Il raddoppio permetterà anche di effettuare efficaci lavori di manutenzione sull’attuale conduttura».
Un capolavoro di ingegneria
Il sistema acquedottistico Peschiera-Capore convoglia le acque delle due omonime sorgenti situate in provincia di Rieti: la prima ha una portata che va da 14.500 a 22.000 litro al secondo e la seconda di 4.700 litri al secondo. L’infrastruttura comprende un complesso di circa 130 chilometri di condotte e che fanno scorrere acqua di elevata purezza. Si stima infatti che sgorghi dalle sorgenti dopo essere stata nel sottosuolo per 15-20 anni. Una circostanza che non fa venire meno il costante monitoraggio di una sala operativa impegnata a rilevare in tempo reale i parametri chimico-fisici grazie a una sofisticata strumentazione. Il Peschiera è un’opera dall’elevato valore ingegneristico che garantisce circa l’80% del fabbisogno idrico degli oltre 3 milioni di abitanti di Roma, di molti Comuni del Reatino, della Bassa Sabina e della costa settentrionale del Lazio, da Fiumicino a Civitavecchia.
Ok della Regione al rinnovo della concessione idrica
Il raddoppio dell’infrastruttura del Peschiera si inserisce dunque all’interno di un’opera strategica e tecnicamente audace, e sarà accompagnato anche da un significativo passo amministrativo: è stato infatti annunciato anche lo sblocco del rinnovo della concessione sulle sorgenti. «Era scaduta da vari anni, si andava in prorogatio – ha spiegato il ceo Donnarumma a margine della conferenza stampa – ora finalmente è stata ridefinita, approvata».
Non rimanere tagliati fuori
Le novità del progetto e della concessione non hanno mancato di suscitare reazioni piccate. Si contesta in particolare lo scarso coinvolgimento del territorio. Da sempre, del resto, tra le rassegnazioni dei reatini c’è quella di essere marginali, di contare poco. Una paura da superare, perché saremo pure piccoli, ma non ci mancano certo le risorse. Forse per questo l’avventura di Lucrezia a Miss Italia ha entusiasmato tanto: ci ha ricordato che pure una bellezza di provincia può arrivare lontano. A patto di saper uscire dalla dimensione della favola, di saper giocare le proprie carte con consapevolezza, senza timore, sapendo da dove si viene e dove si vuole andare.