Nessuna scusa quest’anno per non salire sul monte Terminillo. Musica, natura, cultura, sport e tanta spiritualità: si può trovare davvero ciò che si vuole nel ricchissimo programma di luglio e agosto messo in cartellone dalla fraternità monastica della trasfigurazione sita proprio dietro il suggestivo Tempio di San Francesco. Eventi come sempre tutti gratuiti e quest’anno particolarmente variegati e copiosi, pensati per grandi e piccoli seguendo le esigenze e le caratteristiche di ognuno.
Padre Mariano Pappalardo, che il prossimo settembre conterà i suoi 21 anni di ministero sul monte reatino illustra le iniziative «pensate in comunione con la natura della montagna». Iniziative che quest’anno assumono un significato particolare, dopo la nascita della Comunità Laudato sì del Monte Terminillo, promossa proprio dai monaci benedettini.
Molti eventi, dunque, incentrati sul rapporto con la natura, come le passeggiate nella natura con il parroco, ma anche il consueto pranzo francescano e gli incontri spirituali per coppie, singoli o sacerdoti, che i religiosi seguiranno personalmente per tutto il mese di luglio, periodo più adatto al silenzio e alla preghiera senza il grosso trambusto dei turisti.
Molti anche i corsi di discipline per seguire il respiro, la meditazione e la concentrazione, come lo yoga o il thai chi chuan oppure la “ginnastica del cuore”, tutto per ritrovare il benessere psicofisico.
Insieme a padre Pietro, padre Luca e padre Mariano ci si potrà rilassare e ad assistere a concerti, dibattiti e incontri. Arriverà nel monastero anche il vaticanista Luigi Accattoli che offrirà agli intervenuti una riflessione su Papa Bergoglio, mentre padre Mariano interverrà sulla figura di Paolo IV, che verrà canonizzato il prossimo autunno ed aveva un rapporto molto intimo con il creato.
La chiesa di Terminillo è celebre per ospitare uno tra i mosaici più grandi d’Europa e saranno dunque proprio i mosaici i protagonisti della mostra tenuta da Livio Savioli che spiegherà anche i segreti di questa affascinante tecnica spesso poco conosciuta attraverso un laboratorio.
Sempre inerente all’arte, la mostra sul Cantico della Creature illustrato dai bambini, ma anche mostre fotografiche aree e alcuni incontri con uno psicoterapeuta, dedicati alle zone d’ombra del nostro io, e finalizzati a diradarle per quanto possibile.
Natura e cultura ma anche percorsi di vita, da conoscere e condividere insieme in uno dei luoghi più cari al nostro San Francesco, magari ascoltando della buona musica o vedendo un bel film nell’accogliente salone della comunità.
I mesi di luglio e agosto saranno anche un’importante opportunità per conoscere l’attività dei monaci ed il loro operato in Italia, a Rieti e sul monte Terminillo. Non mancheranno ovviamente i momenti liturgici e spirituali, le occasioni di preghiera e di confessione, in un contesto naturale “che certamente aiuta ad aprire il cuore”.
Degna conclusione, la consueta festa di San Francesco “cantore del creato” che anche quest’anno verrà celebrata con la benedizione dell’olio, la celebrazione eucaristica, la lettura del Cantico delle Creature e a seguire il gioioso pranzo francescano con menù ispirato ai Fioretti.
Padre Mariano cerca di riassumere in pochi minuti i suoi ventuno anni di attività nella parrocchia di Pian de Valli, quasi del tutto casuale: «Per una caso del tutto fortuito sono stato mandato sul Terminillo, non sapevo neppure dove fosse, possiamo dire che ho comprato a scatola chiusa!». Un primo arrivo vissuto a fine agosto, quando a quelle altitudini iniziava a fare freddino: «era una magnifica giornata di sole, sono entrato in chiesa e con le pupille ancora dilatate non ho visto subito i meravigliosi mosaici. Man mano che l’occhio si abituava è emerso questo splendore».
Senza cerimonie né insediamenti ufficiali, padre Mariano è entrato in punta di piedi nella comunità terminillese, «quasi alla chetichella direi». Dopo alcuni anni di studio e preghiera, l’intergrazione completa con la natura e le persone del posto. In tasca, sempre un fazzoletto pulito, perché dome diceva don Bosco, «occorre essere nelle mani di Dio malleabili, morbidi, pronti a farsi plasmare».
E poi, un fazzoletto serve ad asciugare le lacrime, o il sudore: «noi monaci siamo mandati nel mondo per far questo, per asciugare fatica o dolore: per questo, anche durante le confessioni, porgo alle persone che versano lacrime il mio fazzoletto pulito: di tristezza, ma magari anche di gioia».