Tattiche barbariche e sfruttamento dei social media

Le richieste: ai cinque Paesi membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu di “rinunciare al diritto di veto nei casi di genocidio o altre atrocità di massa”. Alla comunità internazionale: “Non rispondere al terrore dei gruppi armati con misure controproducenti”. Ai Paesi ricchi: “Fornire aiuti a chi fugge, perché è inaccettabile volgersi dall’altra parte”. Critiche all’Italia per Triton.

In 35 Paesi del mondo gruppi armati – tra cui Isis, Boko Haram e Al Shabab – hanno commesso abusi. In 18 Paesi sono stati perpetrati crimini di guerra, 62 governi hanno messo in carcere prigionieri di coscienza, in 131 Paesi vi sono stati maltrattamenti e torture, in 119 è stata limitata la libertà d’espressione e in 93 si sono svolti processi iniqui. Le cifre non rendono la panoramica dell’orrore e delle violazioni dei diritti umani in 160 Paesi del mondo, dettagliati invece in un Rapporto annuale di 550 pagine. L’edizione 2014-2015 (ed. Castelvecchi) è stata presentata da Amnesty international ieri (24 febbraio) a Roma, in embargo mondiale. Sono documentati insuccessi e risultati positivi, ma soprattutto viene evidenziata una “vergognosa e inefficace” risposta della comunità internazionale “agli attacchi dei gruppi armati e alla repressione degli Stati”, con milioni di persone intrappolate nella violenza e altrettanti profughi in fuga, come non mai. Oltre 4 milioni di persone fuggite dalla sola Siria nei Paesi limitrofi. Con un monito anche per l’Italia e l’Europa: impegnarsi maggiormente per salvare vite umane nel Mediterraneo (3400 morti nel 2014), dopo la delusione della chiusura dell’operazione “Mare nostrum” e le promesse mancate.

Tattiche barbariche e social media.
Il 2014 si caratterizza, purtroppo, “per il numero di atrocità commesse dai gruppi armati, che utilizzano tattiche barbariche ma allo stesso tempo sanno usare bene i social media”, ha dettoAntonio Marchesi, presidente di Amnesty international Italia. L’organizzazione per i diritti umani sollecita i leader mondiali “ad agire con urgenza di fronte alla mutata natura dei conflitti e a proteggere i civili”. “Le risposte giuste non arrivano – ha precisato – c’è il timore che tra due anni la situazione possa peggiorare”. Tra i rischi maggiori, “l’estensione di gruppi come Boko Haram, Isis e Al Shabab oltre i confini nazionali” e il peggioramento della situazione dei rifugiati. Amnesty teme che “la necessità di mantenere sicuro il mondo possa essere usata come pretesto per togliere libertà personali, creando un ambiente repressivo nel quale l’estremismo può crescere”. “Non vorremmo di nuovo – ha affermato Marchesi – soluzioni come i carceri di Guantanamo o di Abu Ghraib. Siamo di fronte ad un clamoroso fallimento nella ricerca di soluzioni efficaci per risolvere le necessità più pressanti dei nostri tempi”.

La violenza degli Stati. Oltre alla violenza “barbarica” dei gruppi armati il Rapporto di Amnesty descrive anche le violazioni degli Stati: torture e sparizioni forzate in Afghanistan, violenza anche da parte delle forze di sicurezza in Nigeria, pena di morte e legge sulla blasfemia in Pakistan, torture in Russia e Asia centrale, legislazione antiterrorismo usata per criminalizzare il diritto alla libertà d’espressione in Turchia. Amnesty elenca alcune raccomandazioni, tra cui la richiesta ai cinque Paesi membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu di “rinunciare al diritto di veto nei casi di genocidio o altre atrocità di massa”. Alla comunità internazionale chiede di “non rispondere al terrore dei gruppi armati con misure controproducenti” e ai Paesi ricchi di “fornire aiuti a chi fugge, perché è inaccettabile fare finta di niente e volgersi dall’altra parte”.

Italia delude su tragedie del mare. “Siamo fortemente delusi dalle mancate promesse del governo Renzi, che ha deciso di chiudere l’operazione “Mare nostrum”, con la conseguenza di nuove, tragiche, morti in mare”: lo ha affermato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty international Italia. Secondo Amnesty l’Italia mostra una “generale indifferenza” in fatto di tutela dei diritti umani, perché “non è stata in grado di tutelare i gruppi più vulnerabili” come i rom, i migranti, i detenuti, le donne vittime di violenza. Nonostante il 75% delle persone salvate dall’operazione “Mare nostrum” – considerata una “risposta intelligente” – fossero richiedenti asilo in fuga da guerre e violenze per cercare protezione, “l’Europa si è lavata le mani e ha offerto l’inutile operazione Triton, che ha il mandato di pattugliare le zone costiere e non di salvare vite umane”. In Italia si assiste, inoltre, a un “continuo uso di un linguaggio di incitazione all’odio e al razzismo da parte dei politici”. Rufini ha denunciato poi “un uso sproporzionato della forza durante le manifestazioni, molti reati che rimangono impuniti, processi prescritti o cancellati, procedimenti insabbiati, perché c’è un muro di omertà che protegge le forze dell’ordine: è come se esistesse un lato oscuro nell’apparato statale”.