Senza riconoscere gli errori del passato, non c’è futuro per la sanità reatina

Pubblichiamo di seguito una nota firmata dal direttore generale della Asl di Rieti Laura Figorilli, dal direttore sanitario Marilina Colombo e dal direttore amministrativo Manuel Festuccia.

Lo scorso 8 luglio il Consuntivo 2014 della Asl di Rieti ha ottenuto il parere favorevole da parte dei tre componenti del Collegio Sindacale Straordinario dopo un attento lavoro di verifiche contabili ed amministrative sulle principali voci di spesa e di entrata. Per la prima volta nella storia della nostra Azienda, il bilancio si è chiuso con un risultato di perfetto pareggio.

Questo prezioso traguardo si è realizzato grazie ad un leggero incremento del finanziamento regionale di circa l’1% e, soprattutto, ad un paziente lavoro della Direzione Generale, di revisione di alcune poste debitorie ereditate dalle pregresse amministrazioni, risultate incomprensibilmente gonfiate, e di rinegoziazione di numerosi contratti, eccessivamente onerosi.

È certamente ancora presto per poter parlare di un definitivo riequilibrio strutturale dei conti della Asl, ma si tratta, a nostro avviso, di un segnale importante, peraltro già visibile nei conti del 2013, di un pieno recupero di quella capacità di governance dell’Azienda, senza la quale, qualsiasi progetto di sviluppo e rilancio dei servizi sul territorio provinciale, sarebbe inesorabilmente destinato al fallimento e ad alimentare, ulteriormente, disillusioni e sfiducia nella “gestione pubblica”.

Certamente, i numerosi detrattori “a prescindere”, sempre pronti ad evidenziare il bicchiere mezzo vuoto, diranno che in realtà il risanamento economico è avvenuto sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori, attraverso le “solite” politiche di tagli orizzontali e a beneficio di non meglio specificati “soliti noti”.

La calunnia è un venticello su cui la critica facile, priva di ogni contenuto progettuale e propositivo, prospera, nella ricerca spasmodica di un po’ di visibilità e, magari, del mantenimento di vecchi privilegi e rendite di posizione. Viceversa, chi, come noi, si trova a dover amministrare un’attività così complessa, che tocca così pesantemente la qualità della vita di un bacino importante di popolazione, alla strategia della calunnia può solo cercare di rispondere con l’evidenza dei risultati, possibilmente oggettivati e certificati da soggetti terzi.

Ed ecco quindi i numeri maggiormente significativi e rappresentativi di un declino tanto lento quanto inesorabile, frutto di una politica decennale consociativa, basata sui veti incrociati ad ogni timido tentativo di innovazione, preoccupata solo di difendere l’esistente, di tutelare presunti diritti acquisiti, sorda ai grandi cambiamenti che nel frattempo andavano affermandosi nel Paese e nel Sistema Sanitario Regionale:

– oltre 80 milioni di euro (pari a quasi 160 miliardi delle vecchie lire) di perdite accumulate nel solo quinquennio 2009-2013, pur in presenza di un costante aumento dei finanziamenti regionali (tabella 1);

– una progressiva disaffezione dell’utenza, testimoniata, per lo stesso quinquennio 2009-2013, da un incremento costante del saldo negativo della mobilita’ (differenza tra la mobilità passiva verso altre aziende sanitarie regionali ed extraregionali e la mobilità attiva a favore delle strutture sanitarie della provincia di Rieti), passato dalla cifra record di oltre 45 milioni di euro nel 2009 alla cifra inquietante di oltre 56 milioni del 2013 (tabella2);

– una riduzione costante quanto impietosa, dal 2004 al 2014, della dotazione organica, passata da 1926 a 1421 operatori delle diverse figure professionali e una perdita di oltre 500 unità (tabella 3).

Unica strategia messa in atto fino al 2013, è stata quella del ricorso al lavoro precario, come unico tentativo di arginare la progressiva incapacità di fornire risposte sanitarie adeguate ai bisogni crescenti di salute espressi soprattutto dalla popolazione fragile ed anziana, e alle istanze, nazionali e regionali, di appropriatezza e sostenibilità economica dei servizi. Senza comprendere che proprio quel tipo di politica non ha fatto altro che produrre una progressiva emarginazione della Asl reatina dai tavoli regionali, come testimoniato dal dato allarmante delle sole 13 deroghe per assunzioni a tempo indeterminato concesse alla Asl nel triennio 2012-2014, a fronte di 135 cessazioni dal servizio nello stesso periodo (tabella 4).

Per tutti questi motivi, non si comprende la freddezza con cui sono state accolte dalle organizzazioni sindacali le 19 deroghe appena conquistate da questa Direzione per il 2015, soprattutto in considerazione della possibilità, più che concreta, di ulteriori deroghe ottenibili nei prossimi mesi, inclusi ben 3 nuovi primariati.

Quel che occorre comprendere è che, con un passato così pesante alle spalle, non esistono scorciatoie e soluzioni salvifiche. Occorre invece un lavoro paziente di

ripensamento complessivo del modo di fare sanità sul territorio, introducendo importanti innovazioni in ogni ambito di attività e in ogni servizio dell’azienda.

Comprensibilmente, tutto questo può generare incertezza e insicurezza negli operatori, dubbi sulla capacità di raggiungere obiettivi ambiziosi, di cui non si conoscono pienamente le caratteristiche e le implicazioni, cresce la preoccupazione che ci possa essere molto da perdere e poco da guadagnare.

Tuttavia, parafrasando Albert Einstein, i problemi e le difficoltà non possono essere superati e risolti ricorrendo agli stessi paradigmi e alle stesse conoscenze che li hanno generati.

Questa Direzione, in virtù del quadro appena disegnato, si è quindi impegnata, fin dal suo insediamento, per portare idee nuove e nuove progettualità nella gestione dell’Azienda, rompendo equilibri forse ritenuti immutabili, ricorrendo anche a competenze e professionalità esterne, laddove strettamente indispensabile.

L’ascolto e il confronto con tutte le forze sociali del territorio restano, per questa Direzione, uno strumento fondamentale per vincere le cruciali sfide in cui sarà fortemente impegnata la sanità reatina, per difenderne le peculiarità e per rilanciarne il ruolo di motore economico e sociale sul territorio provinciale. Ma gli obiettivi di fondo sono tracciati e ben definiti per la prima volta negli Atti programmatici di cui l’Azienda si è recentemente dotata (Piano Strategico, Atto Aziendale, Dotazione Organica). E’, quindi, una questione di senso di responsabilità con cui ognuno degli attori del sistema dovrà confrontarsi, nel proporsi come attore positivo del cambiamento o come difensore dello status quo e quindi del declino definitivo del nostro sistema sanitario provinciale.

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