Sebastiani: Coop 76 e PD, occorre rifondare la morale individuale

Con colpevole ritardo finalmente di torna a parlare di Coop. ’76 e di tutte quelle problematiche che ruotano ad essa.

Le recenti notizie apparse, in questi giorni, sui giornali riguardanti le perquisizioni condotte dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza presso il domicilio di (ex) dirigenti della Cooperativa meritano qualche riflessione.

C’è la necessità, innanzitutto, di fare chiarezza sul fronte occupazionale che ritengo essere il problema che più di altri, in questo particolare di difficoltà per tante famiglie, sia quello più sentito.

La Cooperativa Evergreen subentra a Coop. 76 nella gestione di diversi punti vendita in città e in provincia attraverso un contratto di affitto di ramo d’azienda ai sensi dell’art. 2112 del c.c., con l’obbligo quindi di riassumere il personale necessario alla gestione dei negozi senza soluzione di continuità, e cioè senza che il rapporto di lavoro si interrompesse tra la vecchia e nuova gestione.

Non si capisce allora come mai l’attuale gestione abbia deciso di riassorbire solo una parte dei lavoratori precedentemente occupati alle dipendenze di Coop. ’76, colmando con nuove assunzioni l’organico di cui Evergreen ha bisogno.

Altro nota dolente riguarda l’utilizzo degli 8 milioni di euro mancanti nelle casse di Coop. ’76. Ci sono decine di piccoli risparmiatori che hanno consegnato i risparmi di una vita nelle mani di personaggi di accertata immoralità, confidando nella certezza di tenere al sicuro il loro portafoglio rassicurati dalla funzione sociale esercitata dalla Cooperativa stessa.

E che dire delle tante piccole aziende agricole locali che hanno venduto i loro capi di bestiame a Coop. ’76 senza avere ricevuto un euro?

Meritano attenzione o sono entrate nel cassetto del dimenticatoio?

È di questi giorni la notizia diffusa dalla segreteria provinciale del PD dell’adozione di un codice etico in concomitanza con l’approvazione del decreto incandidabilità in consiglio dei ministri, per tutti coloro che ambiscono a ricoprire cariche elettive, anche a livello locale, e che siano stati condannati in via definitiva almeno a due anni, per tutta una serie di reati gravi.

A parte il fatto che non dovrebbe essere previsto un limite minimo alla condanna. Chiunque aspira a governare anche il più piccolo e sperduto paese di montagna, al governato deve fornire un immagine di sé senza macchie e senza ombre.

Una problematica che non riguarda evidentemente solo il PD, oggi organico, al livello locale, alla Giunta Petrangeli così come i perquisiti lo sono, a sua volta, del PD, ma tutti i partiti di qualsiasi colore e cultura politica.

Ma il problema è un altro: quale la soluzione che neanche i giudici con una condanna possono fornire?

Abbiamo la necessità di rifondare la morale individuale partendo da noi stessi umili amministratori di un Comune che fa tanta fatica a fornire risposte concrete ai cittadini, financo a sopravvivere.