Ieri è stata una giornata impegnativa a Roma dove si sono affrontate due vertenze che coinvolgono il nostro territorio. La mattina al Ministero per l’Alcatel e il pomeriggio in Confindustria per la Schneider. Nonostante si parli di due multinazionali francesi presenti in Italia, ho visto la diversità di impostazione e gestione delle vertenze anche da parte del Governo.
La mattina il tavolo è stato presieduto dal sottosegretario De Vincenti che, pur nella difficoltà della vertenza Alcatel, che dichiara circa 600 esuberi in Italia con un debito del gruppo di 5.6 miliardi di euro, ha dato un indirizzo alla vertenza dettando i tempi alla multinazionale francese per arrivare ad una soluzione condivisa con le organizzazioni sindacali.
Si è capito chiaramente che c’è un confronto aperto tra i massimi vertici di Alcatel ed il Governo italiano. Cosa completamente opposta nella vertenza Schneider dove il gruppo, nonostante i profitti fatti in questi anni in Italia e non i debiti, conferma la dismissione dello stabilimento reatino senza che dal Governo si sia alzata nessuna voce contraria a questa ipotesi.
Questa cosa, abbiamo detto, e diciamo ancora, è inaccettabile e invitiamo il Governo Italiano a scendere veramente in campo per affrontare questa vertenza, cosa che purtroppo non ha fatto fino ad oggi, interloquendo con i vertici della multinazionale francese così come fatto per altre vertenze, perché la posizione di Schneider non è solo un’offesa per i lavoratori reatini, ma lo è per tutti noi italiani.
premesso che la vertenza Alcatel non mi riguarda più, mi stupisco di questo parallelo. Ogni vertenza, mi avevano insegnato i sindacalisti, ha una storia a sé. Per quel che ho vissuto di Alcatel e quello che ho letto di Schneider, le due hanno in comune solo il nucleo industriale di Rieti e la manifestazione di fronte all’Ambasciata francese.