Sanità, Paolucci (Uil): «Non si può trasformare un ospedale in un grosso poliambulatorio»

«La replica della Asl al comunicato della Uil, circa i disservizi dell’ospedale, è sconcertante. L’Azienda Sanitaria Locale non solo non rispondono alle nostre puntuali osservazioni ma si perdono in ben altri ragionamenti che non c’azzeccano niente».

È quanto dichiara il segretario Uil Alberto Paolucci. «Sarò più chiaro» aggiunge il sindacalista: «Dove hanno letto mie critiche e mancanza di rispetto al personale? Ho scritto il perfetto contrario e cioè che una Asl sotto-organico è costretta a spostare infermieri, portantini e medici tra i Reparti perché non ce la fa. È per questo che contestiamo annunci su aperture faraoniche di nuove Unità terapeutiche. Qui, piuttosto, si dovrebbero riportare risorse e capitale umano al Pronto Soccorso che è intasato ogni giorno, a Cardiologia (con mezzo reparto azzoppato tra pensionamenti e spostamenti), a Pediatria, e potrei continuare».

Per la Uil, «i medici e gli infermieri dell’ospedale di Rieti sono degli eroi per quello che fanno tutti i giorni. Sempre in trincea e con molta dedizione. Che fa invece la Direzione della Asl? Cosa fanno Zingaretti e la Regione Lazio? L’Azienda Sanitaria Locale scrive in un comunicato che la Strock Unit per l’ictus è stata messa in piedi con cifre irrisorie! E proprio questo noi contestiamo. Non si può aprire un Reparto a così alta specializzazione con gli spiccioli, altrimenti è una presa in giro, è un sotto-reparto, è solo propaganda».

«Vorrei tanto che la Asl di Rieti tornasse ad assumere personale, invece di insistere con il principio di Intensità di Cura, fatta di accorpamenti tra reparti, tagli e sacrifici. La Salute pubblica è un diritto – conclude Paolucci della Uil – che i reatini pagano profumatamente alla Regione e non intendiamo più essere presi in giro. Non si può trasformare un ospedale in un grosso poliambulatorio. Poi non ci lamentiamo della mobilità passiva e del fatto che molti nostri malati, anche per cose relativamente banali, corrono a Terni e a L’Aquila».