Rieti e la terza Repubblica

In questo difficile momento la politica reatina muove i primi passi verso le elezioni comunali di giugno ed allora dopo le primarie del centro sinistra, che hanno visto vincitore Simone Petrangeli rappresentante della parte più estrema dello schieramento (S.e.l.), anche il centro destra, dopo diverse esitazioni e tentativi di calare dall’alto la candidatura, si prepara alla sua tornata elettorale per la scelta del candidato a sindaco.

Inutile dire che quello che noi come gli altri Comuni interessati ci apprestiamo a vivere, sarà un momento importante che probabilmente sarà analizzato e studiato nei libri di storia della politica. La politica nella sua versione classica, come siamo stati, purtroppo, abituati a conoscerla, è certamente in declino; dopo la sfiorata catastrofe per l’Italia, il commissariamento della politica da parte del gruppo dei tecnici e l’indiscutibile apprezzamento, sia nazionale che estero che questi stanno ricevendo, il gradimento dei partiti si attesta ormai al 14% (mai cosi basso da tangentopoli; allora era al 20%) ed allora cosa accadrà della vecchia politica? Quella politica fatta di compromessi, di volontà di accontentare tutti, dello stratosferico debito pubblico, delle poltrone e degli incarichi in tutti gli enti, nelle partecipate, nelle fondazioni, nelle banche, del finanziamento pubblico ai partiti, dello scambio voti-favori? Cosa sarà di tutto questo? Certo le vecchie abitudini, specie se cattive, sono dure a morire, ma pare che per la seconda volta in 20 anni la politica stia per ricevere una spallata.

Rieti, come altre provincie in Italia, sarà chiamata a dare un segno, di continuità o discontinuità con il vecchio, ma comunque un segno che i partiti e coloro che studiano le alterne fasi e vicende politiche stanno aspettando con ansia. Nel segno della discontinuità operano, e sperano, quelli che stanno tentando di porre in atto una politica diversa dal solito, fatta di amministrazione della cosa pubblica concertata con i cittadini, del dialogo, del confronto del dibattito, quella politica, se vogliamo un po’ ideale ed un po’ idealista, che però pare essere l’unica che ci consenta ancora di credere e sperare e che, qualche volta, ha anche cambiato il corso della storia.

Certo a Rieti, come in quasi tutti i capoluoghi delle piccole provincie italiane, nelle elezioni comunali entrano in gioco anche altri elementi, quali la conoscenza diretta dei candidati, le parentele, le prossimità di vario genere, la possibilità di conoscere i candidati per quello che sono e per quello che hanno fatto sino ad ora; tutti questi fattori fanno sì che, nonostante la diffidenza per la politica in generale ed il convincimento che nulla cambierà, l’85% dei reatini sono andati alle urne nelle ultime elezioni comunali; ma a giugno cosa accadrà? Certo, al momento quello che si può riscontrare è che, come sempre, c’è un grande assente: “il Programma”; nessuno dei candidati alle primarie ha giocato la sua candidatura presentando programmi concreti e sui quali il cittadino potesse più o meno ritrovarsi; solo qualche slogan. Ancora una volta ci è stato chiesto di decidere basandoci sulla faccia, sulla simpatia, sull’ idea che questo o quel candidato ce la possa o meno fare a vincere…. Ma i programmi? Speriamo che, quando arriveranno, non siano le solite 100 pagine scopiazzate e piene di tutto e di nulla, o peggio piene di sogni.

Quanto sarebbero belle poche pagine chiare e concrete e quanto sarebbe bello se ogni lista ci desse, prima delle elezioni, la squadra degli assessori, così votiamo anche in base a quello potendoli scegliere piuttosto che subirli. Speriamo che il “Motismo” che oggi pervade l’Italia riesca a penetrare anche in questa refrattaria provincia.

One thought on “Rieti e la terza Repubblica”

  1. Mario

    Il gradimento dei partiti è al 14%.
    Il gradimento di Monti al 20%.

    E’ preoccupante che un Governo venga applaudito dalle burocrazie europee e dalle grandi Banche…quando invece il popolo è a diro poco arrabbiato.
    Non si può pensare di salvare l’italia ammazzando gli Italiani.

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